L’Università degli Studi di Catania, la seconda istituzione scientifica più produttiva al mondo nel campo della ricerca applicata alle sigarette elettroniche, ha inviato nei giorni scorsi un importante documento informativo a FDA – Food And Drug Administration, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici. La missiva, firmata dal noto prof. Riccardo Polosa, l’autore più produttivo al mondo in questo campo, conferma un parere negativo sulla proposta di regolamentazione delle sigarette elettroniche come normali prodotti del tabacco.
Nonostante decenni di sforzi per ridurre l’uso del tabacco, il fumo di sigaretta continua ad essere la principale causa di malattie e morte prevenibili nel mondo. Per ridurre questo annoso problema di salute pubblica, la FDA ha proposto di estendere la sua autorità su altri prodotti da classificare come “derivati del tabacco”, includendo sotto questa categoria le sigarette elettroniche, oltre che i sigari, il tabacco da pipa e da narghilè, e alcuni tabacchi solubili. Se tale proposta dovesse diventare definitiva, l’FDA avrebbe la facoltà di imporre pesanti limitazioni alla commercializzazione e rigorosi e costosi test, inutili per un prodotto come la sigaretta elettronica che col tabacco non ha nulla a che vedere.
L’Università degli Studi di Catania, con il supporto del prof. Polosa, il più autorevole esperto al mondo in tema di sigarette elettroniche, ha dunque deciso di inviare un documento a sostegno dell’efficacia e della sicurezza delle e-cig anche nelle popolazioni a rischio. L’Università di Catania, grazie al lavoro del team di ricercatori guidato da Polosa, ha infatti recentemente dimostrato che questo innovativo prodotto rappresenta un valido strumento di riduzione del danno fumo-correlato sia nei soggetti asmatici che in quelli affetti da schizofrenia.
Polosa auspica che tale documento possa guidare l’FDA verso una regolamentazione basata sulle evidenze scientifiche e su una nuova visione che forse finora non è mai stata tenuta in considerazione: un approccio “orientato al paziente” – poiché tale deve essere considerato il fumatore – e che preveda “l’adozione di soluzioni flessibili e di obiettivi condivisi”.