Quella dell’olio di palma sembra diventare un’epopea senza fine. A dispetto di quanto emerso al convegno dello scorso 10 febbraio al Dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli Federico II, il verdetto sulla presunta innocuità dell’olio di palma non è ancora definitivo.
Olio di palma sì, olio di palma no: se prima l’Università di Napoli pare avesse sostenuto che l’olio di palma non fosse nocivo se lavorato con adeguati controlli tecnologici e rimanendo al di sotto dei 200° C, adesso è il momento di puntualizzare qualcosa circa la sua assunzione.
L’ordinario di Malattie del Metabolismo presso l’Università Federico II, Gabriele Riccardi, ha sottolineato su Gamberorosso.it come sia necessaria una certa cautela nell’uso dell’olio di palma e degli alimenti che lo contengono, giacché l’olio di palma contiene degli acidi grassi saturi che favoriscono l’aumento del colesterolo nel sangue. Lo stesso dicasi per il burro, ma riflettiamoci su. Il burro non viene assunto quotidianamente e nelle stesse quantità presenti nei prodotti alimentari che lo contengono e, comunque, il burro non contiene la stessa quantità di acido palmitico. Ma non è finita qui! Il problema non sta soltanto nell’acido palmitico assunto, ma anche alle tre sostanze tossiche appartenenti ai glicidili esteri, che si producono nel processo di raffinazione dell’olio al di sopra dei 200°. Un dato già emerso al primo convegno e che risulta, per fortuna, affidabile.
Dare o no una chance ai prodotti con olio di palma? La risposta ai consumatori e al buon senso di ognuno.