Tra le proposte della ormai famigerata legge 107 dell’ ex – governo Renzi, meglio nota come โBuona scuolaโ vi รจ anche uno spazio riservato ad un decreto finalizzato al ย recupero della cultura umanistica. Anche in questo caso, non sono mancate le polemiche riguardo alla proposta, che si appresta a diventare legge nel giro di poche settimane.ย
Il decreto in questione รจ stato scritto dallโattuale ministro dellโistruzione, Valeria Fedeli (giร al centro di una vera e propria bufera mediatica in merito alla mancanza di importanti titoli di studio) con l’aiuto di un grande studioso (ed ex ministro) come Luigi Berlinguer. Il titolo, โPromozione della cultura umanistica, valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creativitร โ, ha suscitato qualche perplessitร ; in primis, perchรฉ si tratta di un decreto promozionale, con la pretesa di valorizzare risorse culturali senza alcun fondo economico stanziato; in secundis, il collegamento tra la conoscenza del patrimonio e la valorizzazione del โMade in Italyโ non ha nรฉ convinto, nรฉ entusiasmato gli animi di numerosi esperti.
ร fuor di dubbio lโimportanza della valorizzazione dei prodotti italiani nei numerosi settori economici e delle possibili attivitร di sviluppo; ma la tutela e la conoscenza della cultura umanistica รจ tuttโaltro. Lโumanesimo, sviluppatosi proprio in Italia nel cuore delย Quattrocento, pose lโattenzione sulle โhumanae litteraeโ, sulle discipline e i saperi che descrivono e studiano la complessitร dellโanimo e del pensiero umano attraverso la riscoperta e la diretta lettura dei classici, greci e latini, a tutela del patrimonio culturale dei nostri predecessori.
Non solo lโarte, la filosofia, la storia, ma anche la lettura e la scrittura creativa sono disciplineย ed attivitร ย che stanno perdendo sempre piรน il loro prestigio in un Paese, come il nostro, da sempre considerato โla cullaโ di tutte queste discipline, stimato e venerato da artisti di tutte le epoche e provenienti da tutto il mondo.
E la perdita di questo prestigio, รจ imputabile anche alla perdita della capacitร di sviluppare un pensiero critico, costruttivo e non demolitore, in una societร sempre piรน succube delle leggi del mercato, incline ad un pensiero collettivo e standardizzato, piuttosto che alla difesa e alla creazione di un pensiero autonomo e personale. Non si puรฒ parlare di creativitร in assenza di idee personali e, tantomeno, non si puรฒ parlare di futuro se poi non si possiedono strumenti propri per costruirlo e, magari, renderlo migliore. Ancora una volta, troppe parole e pochi fatti.