Conguaglio fiscale di dicembre: Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, i lavoratori dipendenti non ricevono solo la tanto attesa tredicesima: dicembre porta con sé anche il conguaglio fiscale. Si tratta dell’operazione con cui il datore di lavoro ricalcola le imposte dovute dal lavoratore tenendo conto di tutti i redditi percepiti durante l’anno e delle detrazioni spettanti. Lo scopo principale è regolare eventuali differenze tra quanto già trattenuto e quanto effettivamente dovuto, evitando così al dipendente l’obbligo di presentare autonomamente la dichiarazione dei redditi. Il conguaglio fiscale deve essere effettuato entro il cedolino di febbraio dell’anno successivo, in modo da garantire una corretta gestione delle imposte prima dell’inizio del nuovo anno.
Di seguito una breve panoramica per capire in cosa consiste, i documenti necessari e i casi particolari previsti.
Conguaglio fiscale di dicembre: cos’è?
Il conguaglio fiscale consiste nella somma di tutti i redditi erogati al dipendente da gennaio a dicembre e successivo ricalcolo dell’Irpef al netto delle detrazioni spettanti. L’imposta da versare viene poi confrontata con quanto già trattenuto in busta paga per determinare se il conguaglio è a debito o a credito. Questa procedura permette al lavoratore di evitare l’obbligo di presentare la dichiarazione dei redditi, e deve essere effettuata entro il cedolino di febbraio dell’anno successivo.
Documenti e casi particolari
Nella maggior parte dei casi per il calcolo del conguaglio fiscale il dipendente non deve presentare alcun documento, poiché il datore di lavoro dispone già di tutte le informazioni necessarie. Ci sono tuttavia alcune eccezioni e casi particolari: ad esempio, chi ha cambiato lavoro durante l’anno deve fornire la CU provvisoria del precedente rapporto di lavoro, così che il sostituto d’imposta possa sommare tutti i redditi percepiti per calcolare l’imposta totale. Inoltre, chi percepisce contemporaneamente reddito da lavoro dipendente e pensione o altri redditi può chiedere l’applicazione di un’aliquota più alta al datore di lavoro o all’ente erogatore della pensione, per evitare un esborso eccessivo al momento della dichiarazione dei redditi.












