Una lettera aperta firmata dal comitato spontaneo Vagliasindi–Patanè Romeo–Modena riaccende la polemica sulla realizzazione dell’isola ecologica di via Patanè Romeo, nel quartiere Borgo Sanzio di Catania. Inaugurata nel novembre 2024 come quinta isola ecologica di Catania, la struttura è stat fin da subito al centro di forti polemiche. A distanza di mesi, i residenti tornano a protestare e a far sentire la loro voce.
La lettera del comitato
Secondo quanto riportato nella lettera, l’isola ecologica sarebbe stata realizzata senza alcun confronto pubblico con i cittadini, nonostante le proteste di comitati civici, di una parte della Giunta e un ricorso al TAR, che aveva provato a bloccare il progetto. “La collocazione dell’impianto è profondamente sbagliata – scrive il comitato – perché inserita in un’area densamente abitata, a ridosso di scuole, uffici e negozi. Nessuno ci ha mai consultati, come invece prevede la normativa sulla partecipazione pubblica (legge 241/1990).”
Al centro della protesta anche la scelta dell’area, che secondo il vigente Piano Regolatore era destinata a verde pubblico. “Al posto di un raro spazio cittadino dedicato al verde, il Comune ha costruito una piattaforma di 4.000 metri quadrati destinata alla raccolta dei rifiuti – si legge nella lettera – distruggendo vegetazione mediterranea spontanea e compromettendo un boschetto di pini adiacente, ora in evidente sofferenza.”
Tra inquinamento acustico e impatto sociale
Il comitato punta il dito contro l’impatto ambientale e sociale dell’impianto, che si trova a pochi metri dai balconi e dalle finestre delle abitazioni. “Bambini che giocano sui terrazzi respirano lo smog di furgoni e mezzi pesanti che ogni giorno transitano per scaricare i rifiuti. È una situazione pericolosa, insalubre e inaccettabile.”
Sotto accusa anche quella che il Comune ha presentato come “barriera verde fonoassorbente”: una striscia larga poco più di un metro, con alcuni arbusti radi, ritenuta del tutto inefficace dai residenti per proteggere le abitazioni dal rumore e dall’inquinamento. “Era stata promessa un’oasi verde con prato e alberi – scrivono – ma oggi resta solo un’area incolta, con pochi alberelli e sterpaglie che rappresentano un costante pericolo di incendio.”
A peggiorare il quadro, i disagi acustici. I residenti raccontano che ogni giorno, a partire dalle 6 del mattino, si è costretti a sopportare il rumore dei mezzi di servizio in transito e dei rifiuti scaricati nei cassoni. “Un frastuono continuo, che aumenta nelle ore di maggior conferimento, con vetro, metallo e materiali edili gettati con fragore. Il tutto in violazione del Regolamento comunale contro l’inquinamento acustico, che vieta simili attività prima delle 8 del mattino e nelle ore pomeridiane di riposo.”
Le accusa all’Amministrazione comunale
Nella parte finale della lettera, il comitato si rivolge direttamente all’Amministrazione comunale, accusandola di mancata pianificazione, scarsa trasparenza e assenza di visione urbanistica. “un’amministrazione con un minimo di buon senso, più oculata e rispettosa dei cittadini, avrebbe certamente scelto una delle aree incolte poco o per nulla abitate che pure esistono a Catania e non il cuore di una zona residenziale dove abitano anche molti anziani e persone con problematiche di salute. Nella scelta scellerata di quest’area, effettuata chiaramente senza un’adeguata valutazione ambientale, sociale e territoriale e senza un vero progetto esecutivo dell’opera da realizzare, il Comune non ha neanche tenuto conto della particolare densità di traffico veicolare già intenso della zona, né dello stato precario del manto stradale, ulteriormente aggravato dal passaggio dei mezzi pesanti. Il quartiere è stato sacrificato senza alcuna valutazione ambientale, sociale o sanitaria.”
La richiesta è chiara: ripensare la localizzazione dell’isola ecologica e rispettare i diritti dei cittadini. “I residenti del quartiere Borgo Sanzio hanno diritto alla salute, al verde, alla quiete e a un’amministrazione che sappia ascoltare e pianificare con criterio. Continuare su questa strada – conclude il comitato – significa aggravare un danno già profondo, per un’intera comunità.”












