Nel primo quadrimestre del 2025, la Sicilia si colloca al secondo posto tra le regioni italiane per incremento di incidenti mortali sul lavoro, subito dopo il Veneto. A certificare l’allarmante tendenza è il Rapporto Inail, che segnala 22 decessi sul posto di lavoro da gennaio ad aprile, a fronte dei 13 dello stesso periodo nel 2024. Un incremento drammatico che suscita forte preoccupazione nei sindacati. Luisella Lionti, segretaria generale della Uil Sicilia, commenta con durezza: “Assistiamo a un’escalation inquietante nella più totale inerzia della politica. Continuiamo a chiedere più ispettori, controlli seri, formazione obbligatoria e l’introduzione del reato di omicidio sul lavoro nel Codice penale, ma restiamo inascoltati”.
Oltre 6900 infortuni in soli quattro mesi
L’analisi non si ferma ai decessi: 6.967 infortuni sul lavoro sono stati registrati in Sicilia nei primi quattro mesi del 2025. Il dato è in lieve calo rispetto ai 7.028 del 2024, ma si tratta comunque di numeri elevatissimi che riflettono una condizione di insicurezza cronica. “Di fronte a numeri che fanno paura – prosegue Lionti – servirebbero azioni immediate e concrete, non solo dichiarazioni di rito o reazioni di facciata. La sicurezza sul lavoro deve diventare una priorità nazionale e regionale”. Le vittime non sono numeri, ma persone che perdono la vita in contesti dove la prevenzione è spesso inesistente o inefficace.
La campagna Uil: #Zeromortisullavoro
Per contrastare questa “strage silenziosa”, la Uil ha lanciato la campagna nazionale #Zeromortisullavoro, voluta dal segretario generale PierPaolo Bombardieri. L’obiettivo è ottenere investimenti reali sulla sicurezza, non promesse. “Non ne possiamo più di lacrime di coccodrillo – conclude Lionti – né di parole di circostanza ogni volta che si muore in una fabbrica, in un cantiere o nei campi. È una tragedia quotidiana e collettiva”. Il quadro nazionale non è meno allarmante: 286 denunce di infortunio mortale sono state presentate nei primi quattro mesi del 2025 in tutta Italia, 21 in più rispetto allo stesso periodo del 2024. Un segnale chiaro che richiama alla responsabilità tutte le istituzioni












