Torna a far parlare di se l’ex Rettore dell’Università degli Studi di Catania Antonino Recca, a proposito del processo che lo vede coinvolto nel caso “Mailgate”. Lo scandalo delle e-mail inviate a tutti gli studenti e docenti dai server d’ateneo durante la scorsa tornata elettorale, che vedeva coinvolta Maria Elena Grassi, torna alla ribalta. Quella che lo stesso ex Rettore aveva definito ai mass media “Una ragazzata di un figlio per aiutare la madre“, adesso svela importanti retroscena, grazie ad una registrazione dal cellulare effettuata da Daniele Di Maria, alla presenza dell’ex Rettore, di Lucio Maggio e Antonio Di Maria, padre di Daniele e membro dello staff di Recca. Proprio Daniele DI Maria,presunto colpevole dell’accaduto e figlio della candidata, svela alla legge tutte le mosse del Rettore per sopperire alla “minchiata” fatta, di cui si assume tutte le responsabilità:
Recca – “Allora, dobbiamo vedere come uscircene. E…, come ce ne usciamo? Ce ne usciamo ca ora idda nun si candida e mi candidu iu e…, mi dimetto e a stu puntu ni emu a cuntari veramente. Oppure ce ne dobbiamo uscire così, perché è l’unico modo per cui tu fai…, poi ti facemu l’ammonizione, iddu…, ora lo…, lo faccio io, ci ho pronto…, anzi se…, un articolo che mando alla stampa in cui dicu di finiraccilla cu stu burdellu, che abbiamo portato un ragazzino con le lacrime agli occhi pirchì non havi i soddi per fare i manifesti e quindi ha pensato di fare sta cosa per aiutare la mamma. Facemu un minimu di sceneggiata e sta cosa ni ni niscemu e probabilmente ce la giriamo a sfa…, a nostro favore”.
Un processo in via di definizione che si arricchisce quindi di particolari retroscena, rendendo praticamente nulle tutte le strategie studiate da Antonino Recca e che adesso pregiudicano ancor di più la sua posizione.
Questa la registrazione completa dell’accaduto, dalla quale CTZen ha riportato la trascrizione:
Antonino Recca: Ieri giustamente abbiamo parlato lungamente con il penalista… il quale ci ha rasserenato, pirchì…, minchia, u diritturi a mia mi fa moriri su sta cosa, no?!
Antonio Di Maria: Ho visto ieri che era preoccupato, semu tutti preoccupati…
Recca: Eh! Ci ha rasserenato…, ci ha rasserenato che non c’è…
A. Di Maria: Meno male.
Recca: … che non c’è alcun tipo di problema penale. E quindi già ci siamo risolti questa cosa…
A. Di Maria: Spetta un minutu chi i telefoni i mettu ‘dda banna.
Daniele Di Maria: Sì, va beh!
A. Di Maria: No, va beh, pirchì non…
Recca: E…, ci ha rasserenato che non c’è alcun tipo di problema penale. E su questa cosa sono io in prima battuta a dare garanzie di qualunque tipo, quindi sgombrare il campo da qualunque problema di questo tipo. Se tu…, se vuoi ti ci faccio parlare personalmente, ma tu…, non è chi nun si u tipu ca nun hai l’amici, ca pò parrari cu n’autru…
A. Di Maria: Sì, certo! Ho detto: cinque minuti fatemi pensare, perché è una cosa nuova… Ma perché che mi succede ci voglio pensare?
Recca: Carmelù, ora però…, prima fammi (parole sovrapposte e incomprensibili)…
A. Di Maria: Sì, non ti voglio interrompere.
Recca: Il problema a questo punto è solo politico.
A. Di Maria: Sì.
Recca: Qui o…, una cosa che si può fare è ca idda chiaramente non si candida, pirchì? E…, c’è burdellu supra sta cosa! Cumincianu a fari burdellu l’autri pirchì hanu caputu ca nuatri ci stama cuminciannu a livari i voti, no? Cioè, quello che io ti avevo detto sta succedendo, purtroppo questo errore l’abbiamo fatto, ma l’ho fatto io…
A. Di Maria: Non sei stato tu, io a Commis gliel’ho detto in tutte le salse!
Recca: E…, l’abbiamo fatto! Allora, dobbiamo vedere come uscircene. E…, come ce ne usciamo?Ce ne usciamo ca ora idda nun si candida e mi candidu iu e…, mi dimetto e a stu puntu ni emu a cuntari veramente. Oppure ce ne dobbiamo uscire così, perché è l’unico modo per cui tu fai…, poi ti facemu l’ammonizione, iddu…, ora lo…, lo faccio io, ci ho pronto…, anzi se…, un articolo che mando alla stampa in cui dicu di finiraccilla cu stu burdellu, che abbiamo portato un ragazzino con le lacrime agli occhi pirchì non havi i soddi per fare i manifesti e quindi ha pensato di fare sta cosa per aiutare la mamma. Facemu un minimu di sceneggiata e sta cosa ni ni niscemu e probabilmente ce la giriamo a sfa…, a nostro favore. Perché lui appena arriva a casa questa lettera la mette su Facebook e dice: “Ho sbagliato, come al solito per fare un minimo di… – però sul suo Facebook – …fare un minimo di pubblicità a costo zero è penalizzante, pirchì pi fari pubblicità s’hana aviri i soddi, e quindi…”. Senza grandi commenti, in maniera tale che lui esce su sta cosa. E… , non abbiamo molto tempo, tu u sai ca quannu…
A. Di Maria: Mezzora.
Recca: …io non è che non ci ho riflettuto…
A. Di Maria: Mezzora.
Recca: …tri ‘gghionna, quattru ionna. Va bene, ok!
A. Di Maria: Cioè, tu sai che io voglio garantire tutti. Cettu, io ca sugnu unu ca non ha mai avutu una cosa, macari ca è na cosa pi finta, n’ammonimentu, mi dà fastidio!
Recca: Che posso fare? Ficimu sta minchiata! L’alternativa è…
D. Di Maria: (parole sovrapposte e incomprensibili)? Boh!
Lucio Maggio: Un momento, ah! Il procedimento si apre!
Recca: Ah?
Maggio: Si apre.
Recca: Poi si viri.
Maggio: Esatto! Il procedimento si apre, non è che (parole sovrapposte e incomprensibili).
Recca: Pirchì si si fa u cartellinu giallu chi fa, ci a sucunu? Ma non lo decidiamo stamattina…
A. Di Maria: Nun è cosa di oggi!
Recca: …scusa la volgarità.
D. Di Maria: No, ma non…
A. Di Maria: No, va beh, chiddu è carusu, quindi…
Recca: Parramu di cosi seri. L’alternativa invece è ca…, ca iu esco forte e dico: “Ccà nun si pò ‘cchiu campari pirchì c’è una prevaricazione a questo punto continua, etc… . Lei ha fatto st’errore, bla bla…, abbiamo fatto st’errore, se mi…, mi dimetto, però mi candido”. Non… , non possiamo gestirla in altra maniera, politicamente. Pirchì, u vidisti? Chiddu vuleva…, voli fatta sutta…, vuleva fatta (parola non comprensibile) su sta cosa, no?
A. Di Maria: Sì.
Recca: E iu ci dissi: “Non mi rompere i coglioni, dammi appunto il tempo di pensare”. Ora ci hamma pinzatu, hamma parratu cu l’avvocatu…, voi parrari cu n’autru? Davanti a tia… .
A. Di Maria: Sì, sì. Ma non per qualche cosa, per vedere… Perché…, sti ragazzi si riuniscono oggi a Matematica…
Recca: Chi?
A. Di Maria: Questo gruppo del Movimento studentesco, alla Cittadella.
Recca: E pi chissu ti rissi “niscemu subitu”!
A. Di Maria: E probabilmente…
D. Di Maria: No, va beh, c’è tempo, pomeriggio.
A. Di Maria: …hanno richiesto l’intervento delle (parola incomprensibile). Quindi io, in teoria, mia moglie che deve dire e iu c’haja diri?
Recca: Perché ti dico…, Nino, perché ti dico “non mi fare incazzare”, nun ci l’haj menzura, ci haj cincu minuti!
A. Di Maria: Cincu minuti, cincu minuti!
Recca: Avà, forza! Perché poi…, cioè, non è che non ci abbiamo riflettuto su comu stamu facennu i cosi, purtroppu ficimu sta minchiata, e mi assumo io sta cosa. Chi pozzu fari? Va beh, e…
A. Di Maria: Va bene?
Recca: La macchina è nell’altra stanza…
A. Di Maria: Sì.
Recca: La macchina da (parola incomprensibile).
A. Di Maria: Sì.
Recca: Giustamente chiddi ‘ddà ragionano…
A. Di Maria: Eh?
Recca: Ragionano…, è politico (più parole incomprensibili)
[Si allontanano, continuando a parlare]