A breve tantissimi neodiplomati si presenteranno per sostenere i test d’ingresso universitari. Ogni matricola ha le proprie paure ed i propri dubbi sulla nuova vita universitaria che l’attende, ma ci sono studenti che di paure ne hanno il doppio: parliamo degli studenti DSA, ossia di quelli che presentano Disturbi Specifici dell’Apprendimento.
“Al contrario di come mi aspettassi, l’impatto con l’ambiente universitario è stato peggiore di quello delle scuole superiori. Molti professori universitari sconoscevano il tema della dislessia“: è così che inizia l’intervista a Matteo Cancilleri, studente universitario affetto da tutti e quattro i disturbi specifici dell’apprendimento.
Cosa sono i DSA
I DSA sono i Disturbi Specifici dell’Apprendimento che coinvolgono l’abilità di lettura, scrittura e calcolo. Conosciuti più come:
- Dislessia, difficoltà nella lettura;
- Disgrafia e disortografia difficoltà nella scrittura;
- Discalculia, difficoltà nel calcolo.
Vengono definiti “specifici” perché riguardano esclusivamente alcuni processi di apprendimento, cioè gli automatismi, che non si sviluppano durante il percorso scolastico. Quando parliamo di DSA, parliamo di sviluppo atipico o neurodiversità; di caratteristiche individuali e non di patologia. Una persona con DSA ha intelligenza e capacità cognitive adeguate alla sua età, ma può apprendere con difficoltà e a ritmo più lento rispetto ai suoi coetanei perché fatica e disperde energie a causa delle sue caratteristiche individuali di apprendimento, che la didattica, in quel momento, non asseconda.
La legge 170/2010 si impegna affinché sia, quanto più rapidamente possibile, riconoscere, diagnosticare, pianificare e usare interventi efficaci e adeguati alle caratteristiche individuali dello studente e al suo percorso di studi, per favorire e garantire l’apprendimento. Uno studente con DSA può attenuare e compensare il suo disturbo di apprendimento e imparare al pari dei suoi compagni con interventi mirati e con gli strumenti compensativi e dispensativi pensati per aiutarlo a studiare e ad apprendere. L’obiettivo è rendere lo studente il più autonomo possibile, con tutte le ricadute positive in termini di successo scolastico ma anche di autostima e gratificazione nella sfera lavorativa e personale.
Le difficoltà iniziano con i test d’ammissione
Matteo è uno studente che ha scoperto i suoi disturbi dell’apprendimento già dalle scuole elementari ma, nonostante questo, le ansie legate all’iscrizione all’Università non sono mancate. Già in occasione del test d’ammissione ha dovuto superare la sua piccola battaglia. Di fatto, nel formulario online da compilare in merito all’iscrizione al test, mancava la possibilità di segnalare che fosse un ragazzo DSA.
Al contrario vi era solo quella inerente alla disabilità, che Matteo non ha chiaramente spuntato in quanto la sua condizione non rientra in alcun modo in quell’ambito: Ho visto la sezione disabili – ha raccontato – , ma non l’ho neanche considerata“.
Tuttavia, in loco, avendo portato tutta la documentazione con diagnosi annessa che certificava i propri disturbi, degli operatori competenti sono stati in grado di mettere a proprio agio Matteo e fornirgli gli strumenti necessari per il conseguimento del test. Ad oggi, dopo la segnalazione di Matteo, è stata aggiunta l’opzione di studente con DSA oltre a quella per ragazzi con disabilità.
Professori: scettici o comprensivi?
La sua avventura universitaria è ancora agli inizi, eppure Matteo ha già dovuto confrontarsi con alcuni professori che non accettavano la sua condizione e, di conseguenza, la sua necessità di utilizzare determinati strumenti compensativi a cui, per legge, ha diritto. Atteggiamenti del genere possono provocare ansie e sfinimento in uno studente come Matteo.
“Quello che non capiscono alcuni professori è che gli strumenti compensativi non servono a copiare ma a mettermi al pari dei miei colleghi – ha continuato lo studente -. Alcuni professori, non conoscendo la dislessia mi hanno richiesto di presentargli la diagnosi per accettarsi che fossi realmente dislessico“.
Va ricordato che ciò non è ammesso e che lo studente è tenuto a presentare ai docenti solo il PDP (Piano Didattico Personalizzato).
Matteo ha anche raccontato che, per lo sfinimento causato da una materia insegnata da un professore restio, ha accettato un voto che non credeva di meritare, pur di mettere fine a quell’incubo protrattosi troppo a lungo. Tuttavia, la testardaggine e il coraggio dello studente, oltre che la collaborazione delle professoresse referenti del suo dipartimento, hanno permesso a Matteo di conseguire con successo anche altri esami coi professori più scettici.
Inoltre, durante il suo percorso, ci sono stati anche tanti altri professori che, se pur ignorando i reali problemi a cui deve far fronte un ragazzo con disturbi specifici dell’apprendimento, si sono resi disponibili per trovare in comune delle soluzioni adeguate.
“Mentre i miei colleghi svolgevano la prova in itinere scritta, a me, il professore ha permesso una prova in itinere orale“, ci ha raccontato. Quei docenti, che hanno invece capito, sin da subito, le problematiche dello studente, sono gli stessi che sanno cosa significhi vivere come Matteo.
Questo fa capire quanto poco si parli dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e quanto sia importante sensibilizzare docenti e alunni sul tema. L’informazione creerebbe molti meno imbarazzi per chi come questi ragazzi spesso soffre già di una bassa autostima.
“Mi piacerebbe molto che venisse istituita una giornata nazionale – ha precisato Matteo – volta a sensibilizzare sul tema dei DSA“.
Gli aiuti per gli studenti universitari con DSA
Un ruolo fondamentale assume il Cinap (Centro per l’Integrazione Attiva e Partecipata), che “sostiene e coordina l’assegnazione di servizi e tutte le iniziative atte a migliorare la qualità di vita degli studenti iscritti all’Università di Catania che presentino condizioni di ridotta attività o partecipazione alla vita accademica ed ogni altra situazione di svantaggio, temporanea o permanente”.
Scopo del Cinap è “promuovere e instaurare rapporti di collaborazione con altri servizi d’Ateneo e con le Istituzioni Territoriali, al fine di concertare interventi e studi specifici, sensibilizzare e contribuire allo sviluppo di una nuova cultura dell’inclusione.”
È proprio tale centro che fornisce allo studente il PDP (Piano Didattico Personalizzato), piano in cui si specificano gli strumenti di cui lo studente può disporre ma, il centro, organizza anche varie attività extracurriculari rivolte all’integrazione dei ragazzi. Oltre, infatti, a promuovere sconti per le palestre, organizzano anche laboratori di autostima, laboratori teatrali, gruppi per gestire l’ansia e gruppi per migliorare i rapporti di socializzazione, che aiutano gli studenti affetti da disturbi specifici dell’apprendimento a superare quei blocchi sociali che solitamente si manifestano per un senso di inadeguatezza.
Altra associazione di grande importanza nella vita di un ragazzo con disturbi dell’apprendimento è l’AID che, in stretta collaborazione col CINAP, mette a disposizione professori dell’ateneo che ricoprono il ruolo di referente e tramite tra docenti e studenti.