Dopo la maturità, gli studenti neodiplomati dovranno pensare a scegliere l’università a loro più adeguata. Prima della pandemia, questo significava andare a vivere in una nuova città, fare nuove conoscenze e fare i test di ammissione ove necessario.
Con la pandemia però la scelta degli studenti cambia. Secondo il portale Skuola.net e CFU Centro Formativo Universitario, su un campione di 5550 alunni delle superiori 1 su 2 potrebbe scegliere un ateneo telematico.
Scende il gap tra Università fisiche e telematiche, alcune università telematiche hanno avuto un incremento del 51% nell’aprile del 2021 contava circa 47.756 iscritti. Come riportato su Huffington post, secondo Alfonso Lovito: “La pandemia ha accelerato un processo già avviato, perché l’incremento è attivo da anni”.
Questo cambiamento sarebbe dovuto al fatto che i ragazzi che preferiscono un approccio telematico perché hanno più familiarità con la tecnologia anziché con un approccio tradizionale.
Nel periodo della pandemia, inoltre, tutte le Università sono passate al digitale: “In parte dipende dal fatto che, improvvisamente, a causa della pandemia, in tantissimi hanno scoperto l’azione salvifica del web. Il Paese, da tecnofobo, è diventato tecnoentusiasta. E ha capito che la nuova metodologia a distanza è in grado di affiancare o sostituire con efficacia la vecchia didattica in aula”, sostiene Iervolino.
Le Università telematiche sono ben viste dai fuorisede e dagli studenti lavoratori, perché permettono maggiore organizzazione nel seguire le lezioni oltre che a un risparmio economico negli spostamenti.
Secondo il sondaggio di Skuola.net, il 49% frequenterebbe un corso di laurea erogato completamente via Internet: 1 studente su 20 è convinto che un’università telematica sarebbe più adatta alle sue esigenze circa il 47% si affiderebbe ai tradizionali atenei.
Circa il 53% degli studenti dopo febbraio 2020 sceglierebbe un ateneo telematico, questa percentuale ritiene che i mezzi dell’università telematica sono più efficaci, quasi 4 studenti su 10 per una laurea di secondo livello o per un master universitario prenderà seriamente in considerazione di passare a una “telematica”: il 10% lo farà quasi certamente, il 29% soprattutto se si continuerà con la DAD anche in futuro.
Secondo Rezaie, direttore associato dell’International Virtual Engineering Student Teams Project presso l’Università di Toronto, le lezioni a distanza possono migliorare le interazioni tra docenti e studenti, ma vanno a mancare i rapporti interpersonali, è fondamentale il tema degli investimenti.
Secondo Maria Amata Garito, “A causa della pandemia di Covid-19, circa 1,5 miliardi di studenti e 63 milioni di insegnanti in 191 Paesi del mondo hanno dovuto trasferire la propria attività su piattaforme digitali e il mondo dell’istruzione è ben consapevole che la didattica a distanza continuerà ad avere un ruolo predominante di qui ai prossimi anni”.
Potrebbe avvenire una trasformazione dell’insegnamento, la metodologia deve essere alla base di ogni apprendimento sia in presenza ma anche a distanza. Quest’ultima richiede grandi risorse soprattutto a livello economico: bisogna utilizzare delle tecnologie adeguate in modo che lo studente sia a suo agio.