La maxi operazione denominata “Sorella Sanità” ha portato all’arresto di imprenditori e funzionari pubblici, accusati di aver pilotato appalti milionari della Sanità in Sicilia. Per incastrarli, gli investigatori avrebbero ricorso anche ad intercettazioni telefoniche e ambientali.
Le parole degli indagati sono la più chiara prova del giro di mazzette che ruotava intorno alle gare indette dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dall’Asp 6 di Palermo per un valore di quasi 600 milioni di euro.
“Nove e nove li ho portati prima di Natale, quindi adesso mancano tre o quattrocento euro e questo è il saldo di dicembre– affermavano-. Poi devo portare gennaio”.
In questo meccanismo perverso, tutti avrebbero ricoperto specifici ruoli. L’imprenditore interessato all’appalto avvicinava il faccendiere, interfaccia del pubblico ufficiale corrotto. Il faccendiere, d’intesa con il pubblico ufficiale, concordava poi con l’impresa le strategie criminali per l’aggiudicazione della gara. Dunque, la società, ricevute notizie dettagliate sulla gara, presentava la propria “offerta guidata”.
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I 10 arrestati ricavavano ingenti profitti da questo perverso meccanismo.
“All’assistenza tecnica mi busco io personalmente quindici mila euro al mese per cinque anni – affermava un indagato –. Scaduto il quale nel frattempo che fanno la gara ne passano altri due e sono sette, tra ricorsi e ricorsini altri 2, io per nove anni m’incasso quindici mila euro senza fare un’emerita m… . Se questa m… innevata si convince a leggere le carte da 15 mila passo a 100 mila al mese da dividere in due”.
Tanti i dettagli emersi dalle intercettazioni rese note.
“Non c’entra niente i soldi che si danno, io sto parlando di questa posta che è fondamentale…lui non si può permettere di scrivere una cosa senza informare me e per di più andando contro quello che gli ho scritto due mesi prima concordato con loro peraltro– si ascolta-.Quando abbiamo cambiato la busta e loro fatto il ribasso lo sapevano.”
“Le ostilità – continuano – nascono da una mancata accettazione del passaggio in Cuc a parità di prezzo”.
Secondo quanto rilevato il tariffario era il 5% su ogni aggiudicazione. “ Salvo fammi dire che è scontato che è il cinque netti dei contratti dei grandi impianti”: ciò è possibile ascoltare, infatti.
Queste ed altre parole indicano quanto siano gravi le accuse rivolte ai coinvolti, per cui tutto si sarebbe ridotto a una “questione di soldi”.
“Io ho sempre difeso voi. Sono Direttore generale dell’Asp di Trapani con cui dovrò parlare ugualmente con voi e voi con me in altri ambienti quello che abbiamo fatto è stato veramente tanto e ci è molto pesato”.
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