Appena due settimane fa, gli studenti che ambiscono ad entrare nella facoltà di Medicina, sono stati messi alla prova con lo stesso test in tutta Italia : un test di 60 domande, 12 domande di cultura generale, 10 di ragionamento logico, 18 di biologia, 12 quesiti di chimica e 8 di fisica e matematica, decreterà il destino di tanti giovani. Sono stati 68.694 studenti a presentarsi quest’anno, con la speranza di ottenere uno dei 12.701 posti disponibili, e nonostante il MIUR d’accordo con Il Ministero della Salute abbia recentemente aumentato di 1826 unità i posti disponibili, questi rimangono veramente pochi se rapportati al numero delle domande d’ingresso.
A giudicare da alcune interviste ad alcuni futuri studenti, che sono state raccolte dalla redazione di LiveUnict, il test è stato particolarmente difficile quest’anno. Tutti gli studenti che non riusciranno a superare la dura selezione non potranno fare altro che riversarsi in altre facoltà scientifiche, se nutrono la speranza di ritentare e di superare il test il prossimo anno. C’è anche chi cambia totalmente percorso, o chi decide con determinazione di prendersi un intero anno per studiare privatamente e prepararsi al meglio per affrontare il test. Di certo, tra tutti i candidati ci sarà anche chi, scottato dalla delusione, decide di rinunciare alla carriera che avrebbe scelto per se stesso, e decide di dedicarsi a tutt’altro.
Sull’equità di un test che si basa su conoscenze preesistenti e che esclude la possibilità di iniziare un percorso formativo così ambito, ci sono sempre state numerose polemiche: in molti , da un punto di vista etico, sono a favore dell’abolizione del numero chiuso, perché potrebbe negare il diritto allo studio, che è garantito dalla nostra Costituzione (art.34). Altri ribadiscono che le università non potrebbero accogliere adeguatamente una domanda così alta e il sovraffollamento delle aule non sarebbe proficuo per nessuno. In merito al progetto di abolizione dei test di ammissione a Medicina, il neo ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti, nell’ambito di un’intervista con il Corriere Della Sera, ha rilasciato le seguenti affermazioni “Si può andare verso un’abolizione graduale.C’è una legge in Parlamento. Ma prima servono fondi per le Università”.