Grande successo, anche quest’anno, per lo sciopero globale transfemminista indetto da “Non Una di Meno”. In migliaia, ieri pomeriggio, sono scesi in piazza contro violenze e discriminazioni di ogni tipo: al fianco delle associazioni e dei collettivi che, ormai dal 2016, invadono le strade della città, numerosissimi sono stati i giovani e gli studenti presenti al corteo. A partire dalle ore 18 fino alle 20.30, una vera e propria marea ha inondato il centro storico della città etnea, colorandolo e animandolo con striscioni, slogan, musiche e grida di battaglia.
“Sono venuta qui insieme a tutto il mio gruppo – ci racconta una giovanissima studentessa del Liceo Classico Spedalieri di Catania – Quest’anno abbiamo deciso di partecipare per la prima volta, perché crediamo che la nostra presenza e quella di tutti i giovani come noi sia importante: è vero che molti passi avanti sono stati fatti negli ultimi anni e che bisogna lottare tutti i giorni e non soltanto l’otto marzo, ma riteniamo che questa sia un’occasione per far sentire più forte la nostra voce. Se non si fa qualcosa per cambiare, non cambierà mai niente”.
“Le discriminazioni ancora esistono purtroppo – aggiunge una compagna di classe –. E si vede da piccole cose che viviamo nel quotidiano: se esco la sera, ad esempio, e non ho un passaggio per tornare a casa, sto in ansia perché non mi sento sicura. O ancora nel mondo della scuola, dove alcuni professori vengono giudicati più competenti solo perché sono maschi, mentre le donne sono quasi sempre screditate. Anche nei casi in cui queste ricoprono una posizione importante, lo si riconduce all’aspetto fisico o all’ambito sessuale. Dobbiamo lottare anche per queste cose”.
Accanto alla spontaneità dei più giovani, il supporto di coloro che già dagli albori di “Non Una di Meno”, nato tre anni fa, dopo l’uccisione di una giovane ragazza argentina, partecipano attivamente al movimento. Presenti, nonostante le turbolenze che stanno attualmente coinvolgendo la realtà di NUDM a livello nazionale e locale, il Centro Antiviolenza Thamaia, RivoltaPagina Collettiva femminista, CanaglieCatanesi Collettiva femminista, Associazione Queers, Coordinamento Universitario, Chiese Battista e Valdese, LILA Catania, Sindacato USB.
Cori e striscioni hanno animato tutto il corteo che, vestendosi sempre a festa e mai a lutto, ha ribadito più volte le motivazioni e l’identità dei protagonisti e delle protagoniste della lotta: non “vittime” ma “succubi” di un sistema eteropatriarcale che affonda le proprie radici sulla predominanza di un soggetto, il maschio bianco eterosessuale, che gode di determinati privilegi costruiti sulla pelle di altri soggetti: le donne ma anche tutte quelle soggettività che il sistema riconosce come devianti. Per questo motivo, anche quest’anno, parte attiva del corteo è stata l’associazione Queers Catania, che rappresenta non solo le donne ma anche tutte le persone LGBT:
“La lotta si identifica femminista ma non significa che bisogna essere donne per combattere – ci spiega Emanuele –. Vittima della violenza maschile non sono solamente le donne, ma anche tutti i soggetti che non rispondono alla regola del maschio bianco dominante. Qualsiasi soggetto femminilizzato, o comunque divergente dalle regole del machismo egemone, ha il dovere e il diritto di combattere per tutti i soggetti e in maniera intersezionale. Il fatto che biologicamente il soggetto che sfila sia maschio o femmina è indifferente nel momento in cui si fanno propri gli ideali e si vive sulla propria pelle la lotta.
“Facendo parte di un’associazione queer, la distinzione di genere non ci appartiene – aggiunge Stefania –. Rifiutiamo la distinzione binaria, il mondo non deve essere percepito come diviso in uomini e donne in quanto tali. Anche da questo punto di vista, puntiamo a smontare un problema sistemico, strutturale che si manifesta costantemente nel quotidiano. Chiaramente, all’interno del movimento, ci sono anche altre frange, che sono più legate al concetto di genere o alla percezione della femminilità biologica. Ma questo è anche il bello di Non Una di Meno, un contenitore che cerca di dare voce unica a tutte queste realtà, per portare avanti una lotta che riesce a individuare un nemico unico che, in qualsiasi caso, è sempre l’eteropatriarcato”.