Migliorare e riqualificare il territorio attraverso la collaborazione con le comunità in maniera attiva e consapevole. Questo è l’obiettivo che “WHOLE – urban regeneration”, associazione no profit catanese costituita da giovani studenti di Ingegneria edile-architettura e professionisti, si propone di fare a livello locale, puntando sulla città etnea per sviluppare una ricerca, al contempo teorica e pratica, su comunità e ambiente. Diverse sono le attività che l’associazione ha svolto dalla sua nascita con ottimi i riscontri.
“La nostra realtà nasce a seguito di un’esperienza universitaria. — dichiara il team di Whole ai microfoni di LiveUnict — Circa due anni fa il nostro gruppo si è incontrato per la prima volta per il laboratorio “paesaggi delle mafie”. Inizialmente non ci conoscevamo ma dopo un anno di lavoro insieme abbiamo capito che quel gruppo di colleghi, ormai amici, aveva delle potenzialità, e così è iniziata la nostra scommessa”.
Il loro progetto di esordio si chiama “OrtInsieme” e si è concentrato, in particolare, nella creazione di un orto urbano a San Giovanni Galermo nella sede di Save the Children, il “Punto Luce”. Nel corso dell’esperienza, il gruppo ha inoltre prodotto un video-documentario intitolato “Suburbs need beauty”. Un altro progetto che li ha visti protagonisti è stato poi “WirEd”, un’installazione realizzata per l’Ursino Buskers 2018, che ha dato modo agli studenti di conoscere il quartiere attraverso gli occhi e i racconti dei suoi abitanti.
“Ci proponiamo di studiare e utilizzare nuovi strumenti sul fenomeno urbano con particolare riferimento ai vuoti ed alle aree abbandonate che insistono sulle zone edificate al fine di garantire il perseguimento di una più diffusa qualità insediativa rendendo i cittadini attori urbani attivi, consapevoli e responsabili dei luoghi da loro stessi abitati favorendone anche la riappropriazione. — spiegano — Tutto ciò attraverso l’adozione di strumenti di progettazione flessibili a carattere partecipativo, di cui si vuole anche valutare l’impatto nei nuovi e sempre più complessi sistemi urbani e metropolitani”.
La domanda però sorge spontanea. Perché proprio in Sicilia e, in particolare, a Catania? Il gioco vale la candela? “L’unica risposta che riusciamo a dare in genere è ‘perchè no?’ — ribatte il team — Ciò che sta alla base del nostro lavoro è la voglia di migliorare. Il laboratorio universitario dove ci siamo incontrati ha permesso a studenti con identità diverse di ritrovarsi in un intento comune che ha portato alla fondazione di Whole. Sappiamo di poter fare qualcosa, stiamo imparando a farla e quindi abbiamo il dovere di farla. Perché in Sicilia? Dopo tutto è il posto dove ci siamo formati e, speriamo, sarà quello da cui ripartire”.
A dispetto degli scetticismi, infatti, Catania è una città che negli ultimi anni sembra aver acquisito consapevolezza ed essersi avviata verso una lenta ma proficua rinascita, sia da un punto di vista culturale ma anche da quello, come in questo caso, ambientale e territoriale. Associazioni di giovani studenti e appassionati, che dimostrano un fiero attaccamento al proprio territorio, sembrano essere il punto di partenza e la carta vincente per contribuire al miglioramento di una regione e di una città che necessitano costantemente di cura e spirito di iniziativa per non inabissarsi.
“Catania è una città che si avvia sempre di più verso processi rigenerativi innovativi. — spiegano infatti i ragazzi dell’associazione — La nostra esperienza ci ha finora dimostrato che c’è un’esigenza di cambiamento alla quale deve essere data una risposta progettuale consapevole e certa. La nostra attività di community engagement, community design e ricerca, vuole sviluppare una nuova consapevolezza di relazioni tra comunità e ambiente, tra professionisti e territorio. Vogliamo diventare promotori di un processo rigenerativo consapevole, innovativo e certo”.
Il gruppo, infatti, non ha intenzione di fermarsi e i progetti in cantiere sono diversi. Oltre alla partecipazione ad alcuni bandi internazionali, la prossima iniziativa, stando a quanto dichiarato dagli studenti che però non vogliono svelare di più, potrebbe coinvolgere il quartiere di Nesima. Il contatto con gli abitanti del territorio resta di fondamentale importanza e, per questo, tutti coloro che hanno voglia di raccontare, dare suggerimenti e ricoprire un ruolo attivo nelle iniziative sono sempre ben accetti dal gruppo di ricerca.