A pochi giorni dal suicidio di Luigi Vecchione, il ricercatore di Alatri 43enne portato all’esasperazione dal sistema reputato corrotto e clientelare delle università italiane, parte la campagna del MIUR sui concorsi dei dipartimenti accademici, che mira a verificare la correttezza dello svolgimento.
Il viceministro Fioramonti ne dà la notizia attraverso un video su Facebook in cui annuncia che, a fronte delle numerose segnalazioni pervenute dal giorno del suo insediamento (oltre cento), verranno aperte delle indagini su quelli che lo stesso viceministro ha definito “casi più eclatanti”.
Tra i casi portati a esempio dell’assenza di trasparenza c’è quello di Agnese Rapposelli, che è stata estromessa dal ruolo presso l’Università di Chieti nonostante il Tar le avesse dato ragione con la disposizione di una nuova prova entro il 30 aprile (a oggi non ancora svolta); l’altro caso è quello di Giulia Romano, dove il dipartimento dell’Università di Pisa già sotto indagine ha deciso di non assumere nessuno “pur di non assumere lei”; e Giambattista Scirè, che ha vinto tre sentenze amministrative, ha ottenuto un “rinvio a giudizio penale per alcuni docenti dell’Università [di Catania], varie interrogazioni parlamentari”, ma la situazione continua a essere quella di partenza.
Fioramonti conclude dicendo che: “Non posso accettare che si dica genericamente di affidarsi alla magistratura, noi non lasceremo mai soli quelli che si rivolgono al ministero. Tolleranza zero nei confronti di chiunque pensi di poter utilizzare un concorso pubblico a fini privati. Non è più possibile accettare che queste situazioni si ripetano in un’Italia che vuole puntare sull’università e la ricerca come volano di una nuova economia”.