Sono migliaia dal nord al sud le segnalazioni pervenute quest’anno, tra cambi d’aula sospetti con passaggio di ragazzi dall’esterno, metal detector che suonavano e controlli non effettuati. Segnalazioni che si ripetono di anno in anno e falsano l’intera procedura.
“È un’irregolarità – hanno dichiarato i legali della Leone-Fell & Associati – che va contro tutti i principi di una selezione pubblica. Non solo potrebbero essere stati introdotti dispositivi elettronici, quali smartphone o smart-watch con il quale collegarsi a internet e cercare le risposte ai quesiti, ma altre persone avrebbero potuto affiancarsi o addirittura sostituirsi ai candidati“.
Dopo gli incontri avvenuti a Roma, Napoli e Catanzaro, arriva il turno di Catania, protagonista di una polemica legata ad alcuni risultati sospetti. L’ateneo della città catanese aveva già risposto alle accuse, sostenendo che la prova si è svolta nel pieno rispetto delle norme. L’obiettivo è quello di garantire, attraverso la class action, “il diritto allo studio a migliaia di studenti, ma anche di evitare che negli anni a venire possano essere riproposte, nel silenzio colpevole delle Istituzioni, le medesime procedure di selezione che di fatto non garantiscono equità di trattamento”.
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