Era il 2 luglio 2013 quando nel varesotto, precisamente nel comune di Cardano al Campo, si consumava una tragedia destinata a rimbalzare su tutti i quotidiani nazionali: proprio nel palazzo di città, nel pieno svolgimento delle attività amministrative, faceva irruzione un ex vigile urbano – esonerato dall’incarico di vice comandante per accuse giudiziarie – deciso a vendicare, nel modo più feroce, la propria causa. Giuseppe Pegoraro, l’aggressore, si trova oggi in carcere, per quell’omicidio tentato nei confronti del vice-sindaco e compiuto invece nei confronti di Laura Prati, all’epoca primo cittadino di Cardano al Campo.
La vittima, oltre a lasciare in un indimenticato dolore il paese e i propri cari, lasciò, dopo venti giorni di agonia ospedaliera a seguito dei proiettili ricevuti, anche la propria facoltà, essendo al tempo stesso sindaco e studentessa presso l’Università di Ferrara, nel corso di laurea in “Scienze dei Beni Culturali”. Una vita, quella accademica, divisa in famiglia con il figlio, Massimo Poliseno, iscritto in un altro ateneo, con cui si creava un’autentica competizione domestica, fatta di voti, vanti, abbracci e sorrisi.
Per onorare il nome della madre, darle giustizia e tenerne viva la memoria, il vedovo e il figlio hanno intrapreso da anni una battaglia al fine di intitolare una laurea “honoris causa” proprio a Laura Prati, sfruttando alcuni illustri precedenti – casi di studenti rimasti vittime in autentiche tragedie e poi riconosciuti dai rispettivi atenei. Ad una prima impossibilità dichiarata dall’ateneo ferrarese, una modifica al regolamento interno lascia ben sperare la famiglia Poliseno, anche a distanza di cinque anni, mentre Pegoraro sconta il resto dei suoi giorni in carcere, in attesa di un ulteriore grado di giudizio – dopo la conferma degli ergastoli a vita – nel processo che lo vede imputato.