La mobilità catanese ha conosciuto recentemente alcuni progressi, dovuti in parte all’apertura di una solida tratta della metropolitana tutt’ora in espansione. Tuttavia, ciò non ha risolto i gravi problemi di traffico che caratterizzano quotidianamente la città. Restano a livelli di grande arretratezza soprattutto le misure intraprese al fine di favorire la circolazione dei ciclisti.
Due anni fa, nel maggio 2016, l’Amministrazione comunale inaugurava la pista ciclabile del Lungomare. La pista del Lungomare di Catania, opera tanto attesa quanto pubblicizzata, nel suo progetto iniziale avrebbe dovuto estendersi da piazza Europa al Viale Ulisse, nella realtà si ferma però a piazza Mancini Battaglia. L’opera, che ha cambiato il volto di via Ruggero di Lauria, togliendo gli stalli dei parcheggi, per far spazio ai ciclisti, originariamente avrebbe anche dovuto collegare il lungomare con il Viale Kennedy. Tuttavia, l’attuale pista del Lungomare, caratterizzata dal colore blu, copre così soltanto la lunghezza di circa 2km.
In realtà, però, la pista ciclabile del Lungomare non è l’unica pista ciclabile a Catania. Nel 2015, infatti, veniva inaugurata un’altra pista ciclabile: quella che collega Piazza Spirito Santo alla Stazione Centrale, passando lungo via Giovanni Di Prima. Questa pista, lunga poco più di 1 chilometro, nel progetto iniziale doveva collegare anche il Viale Africa a Piazza Europa, in modo tale che l’unione con quella del Lungomare potesse creare una pista di maggiore estensione.
Allo stato attuale, però, poco più di 3 km di piste ciclabili non sono accettabili per una città di grandi dimensioni, quale è Catania. Vista, oltremodo, l’insistenza dell’Amministrazione verso la promozione di una mobilità sostenibile, una simile arretratezza nella realizzazione di una vera rete ciclabile è ancor più grave.
Non solo le due piste ciclabili, coprono una lunghezza irrisoria, ma presentano anche alcuni problemi strutturali e di progettazione. Innanzitutto, è chiaro che le due piste, non inserite in percorso ciclabile di grandi dimensioni, perdono gran parte della loro utilità. Infatti, le piste ciclabili di una città svolgono un ruolo nella mobilità sostenibile, nella riduzione del traffico e nella sicurezza dei ciclisti solo se sono fra loro interamente collegate in rete.
A livello strutturale, la pista del Lungomare è stata criticata in particolare per i cordoli, che sono stati spesso oggetto di vandalismo, quanto di incidenti stradali. L’altra pista, quella di piazza Spirito Santo, è stata criticata invece per la sua scarsa riconoscibilità da parte di pedoni e cittadini.
Inoltre, la mancanza di una rete ciclabile vera e propria entra ancor più in contraddizione, se si mette in relazione alla nuovissima iniziativa di Bike sharing, BiCt, promossa dal Comune con Amt, che dovrebbe permettere di noleggiare gratuitamente le biciclette per chi usufruisce dei parcheggi Amt in Via Plebiscito e in Piazza Borsellino, invogliando gli utenti all’utilizzo del mezzo a due ruote.
La domanda sorge spontanea: Dove dovrebbero pedalare i ciclisti che usufruiranno del servizio? Il servizio di bike sharing, attivo in molte città d’Europa, funziona bene laddove esiste una reale “cultura della bici”, vale a dire dove esistono zone a traffico limitato e reti ciclabili di ampio respiro.
Come si può pensare di erogare un servizio simile, se poi i ciclisti si trovano quotidianamente a circolare nelle strade in mezzo alle automobili e agli altri veicoli? Sembra persistere, ancora una volta, il costante disinteresse al tema della sicurezza stradale, dimostrato negli anni passati da parte dalle istituzioni e dalle autorità competenti del territorio catanese.