In un incontro promosso dall’Adi, l’associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani di Catania, si è discusso della settima indagine nazionale sulla situazione dei dottorandi di ricerca e post-doc nel nostro Paese. Alla conferenza, tra i numerosi ospiti, ha preso parte anche il rettore dell’Università degli Studi di Catania, Francesco Basile.
Tra le tematiche affrontate, centrale è stato l’aumento negli ultimi anni dei posti di ricerca banditi in Italia, con un incremento di circa il 5,5%. Tuttavia, nel Bel Paese è proprio il Sud a vantare il minor numero di posti banditi, con una percentuale del 21% circa, sebbene siano in diminuzione i dottorati senza borsa. “Ci sono notizie buone e altre meno buone”, ha sottolineato, a tal proposito, il Rettore, “in particolare la disomogeneità territoriale deve spingerci a richiedere un maggior numero di posti nelle università meridionali e a sollecitare la Regione e le imprese del nostro territorio a supportare maggiormente i dottorati”.
Per quanto riguarda la distribuzione sul territorio degli assegnisti di ricerca a tempo determinato, anche in questo caso, i numeri più alti si registrano al Nord. Ha concluso, dunque, Basile: “La Sapienza” e Federico II. Lombardia e Lazio risultano in testa alla classifica regionale per numerosità di RTD. È importante notare che nell’anno in corso il saldo complessivo del personale docente è negativo per 922 unità. Il piano straordinario RTDb si è dunque rivelato insufficiente persino allo scopo di tamponare i pensionamenti. Stiamo cercando di far partire degli assegni di ricerca internazionali in compartecipazione con altre istituzioni di Paesi partner, per adesso in via sperimentale. Al tempo stesso auspichiamo che il governo faccia in tempo a varare un nuovo piano straordinario per il reclutamento di ricercatori di tipo A e di tipo B, altrimenti sottoporremo la questione al nuovo esecutivo”.