Un 9 non basta, il ragazzo merita dieci. Sembra una di quelle leggende che si raccontano puntualmente tra i corridoi dell’università, quando quella volta quel collega a quell’esame rifiutò un 29 perché voleva 30, ma si tratta di un fatto realmente accaduto in una scuola dell’agrigentino nel 2014.
Alla fine degli esami di scuola media, un bambino era stato promosso con votazione di 9 su 10 ma per i genitori, convinti dell’eccellenza del figlio, non era abbastanza. La coppia di Canicattì, senza rivolgersi prima ai professori, ha presentato un ricorso al Tar di Palermo, chiedendo ai giudici di annullare il verbale dei giudizi sulla prova d’esame e, così, di consentire al figlio di ottenere il voto che, secondo loro, meritava: 10 su 10.
Dopo tre anni, è arrivata la risposta del Tar che ha respinto il ricorso, riportando nella sentenza tutti i voti conseguiti dall’alunno e le motivazioni per le quali la decisione della scuola è giusta. I genitori sono stati, inoltre, condannati a pagare le spese legali per un totale di mille euro.