Mercoledì sera, Catania ha avuto il piacere di riabbracciare il cantautore solarinese Colapesce. L’artista siciliano si è esibito in occasione del penultimo appuntamento con la 43esima stagione concertistica AME intitolata “Versi, viaggi e memorie”.
Imboccata via Corridoni la fila chilometrica è ben visibile in prossimità del civico 19, l’ingresso del cine teatro Odeon. Aperte le porte, la location si presenta come qualcosa a metà tra un ambiente pink floydiano e l’interno di una chiesa, associazione possibile grazie alle luci, ai tre grandi cerchi argentati in fondo al palco e all’incenso che periodicamente viene sparso sullo stage.
L’apertura è affidata a Carlo Barbagallo che alle 21:27 sale sul palcoscenico, in sordina. Alle parole, Barbagallo preferisce il sound della sua chitarra con la quale presenta diversi brani dell’ultimo album “9”: un disco che nasce dal lavoro di scrittura, arrangiamento e produzione svolto negli intervalli tra i tour dei suoi svariati progetti e l’ attività di produttore artistico degli ultimi tre anni. L’esibizione del musicista siciliano risulta coinvolgente ed intrigante e si chiude in un trionfo di chitarre, grazie all’utilizzo ineccepibile della loop station.
Colapesce entra in scena, tra i tumulti sonori di Pantalica, quando sono da poco passate le 22:00. Ad accompagnare Lorenzo – che indossa una testa di pesce spada come copricapo – è l’Infedele Orchestra, una band di sei elementi che comprende: Adele Nigro degli Any Other alla chitarra, sax tenore e alla seconda voce, Andrea Gobbi al basso e ai cori; Giannicola Maccarinelli (JoyCut) alla batteria, Mario Conte alle tastiere, programming e cori e Gaetano Santoro al sax baritono.
Sin da subito è evidente come, quello a cui stiamo assistendo, sia un spettacolo unico e visionario, dal forte impianto teatrale e carico di suggestioni. Lo confermano il primo singolo estratto da “Infedele” (Ti attraverso, con un sassofono strozzato) e Vasco de Gama. Un rapido “Grazie, buonasera, benvenuti” ed è già tempo della super hit Totale, che in questi mesi ha scalato ogni classifica.
Il concerto non prevede solo brani dell’ultimo album: Satellite, Reale ed Egomostro mandano in visibilio i fan più affezionati. Superato il momento amarcord ci si rituffa nell’ultimo album che è a tutti gli effetti una dichiarazione d’amore nei confronti della musica. Una musica libera, fuori dai vincoli di genere e dalle regole, un vero e proprio viaggio nella forma canzone attraverso stimoli e suggestioni anche opposti tra di loro.
Il cantautore solarinese confessa di essere più emozionato rispetto ad altri live perché è presente in sala – oltre che la famiglia – nonna Teresa. Maometto scioglie allora la tensione di Lorenzo e dell’ultima parte di pubblico rigida di fronte all’energia dell’Infedele Orchestra. Un live che si fa via via sempre più memorabile grazie a chicche come la cover di “Segnali di Vita” di Franco Battiato, estratta da “La Voce del Padrone” del 1981 ed interpretata solo piano e voce.
A questo punto la band risale sullo stage indossando delle maschere a forma di smile (le famose emoticons che fanno ormai parte della nostra quotidianità); il buon Lorenzo ha in testa invece la tipica luce da minatore, mentre in sottofondo delle grasse risate introducono Decadenza e panna.
Colapesce nella sua esibizione non annoia mai, durante l’esecuzione di ogni pezzo vi è sempre il colpo di genio che stimola l’attenzione dei presenti: come nell’ultima parte del live nella quale indossa un giubbotto di pelle con un fulmine verde evidenziatore sulle spalle che lo distingue nell’oscurità dello stage oppure quando (sempre con la saetta in bella vista) fa le veci di un vero e proprio maestro d’orchestra sulle note di Sospesi, l’ultimo estratto nonché uno dei brani più importanti dell’album (anche grazie alla collaborazione con Fabio Rondanini degli Afterhours e Calibro 35).
Un concerto a tutto tondo, che oltre a tanta buona musica, non manca certamente di riferimenti politico-sociali – vedi Salvini al posto del generico “naufrago leghista” ne La Distruzione di un Amore – e scherzose citazioni come quella di Renato Zero sul finale di Maledetti Italiani.
Il bis con uno spettacolo del genere è d’obbligo e una volta risalito sul palco Lorenzo chiede al pubblico se vuole alzarsi: la risposta è ovvia, come lo è l’occhio di riguardo per la nonna – “Vi volete alzare? E fatelo, ma occhio a mia nonna”. Il concerto si chiude con delle performance eccellenti del cantautore e della band (su tutte quella della Nigro) in Restiamo in casa, S’illumina e Bogotà.
Lo spettacolo andato in scena si distacca dai live a cui l’artista era solito, grazie forse alla maturità raggiunta con “Infedele” che è un atto di indipendenza intellettuale (e non solo discografica). Un lavoro che vuole essere accessibile e complesso al tempo stesso, pop e sperimentale, moderno e antico, romantico e provocatorio ed il cui tour di presentazione – riferendoci nella fattispecie a questa tappa del 24 gennaio e semicitando Colapesce – lascia tutti i presenti sospesi, rapiti, estasiati fino al 28… gennaio, e non dicembre.