Ormai da tempo l’intelligenza artificiale è entrata a far parte delle nostre vite. Un vero e proprio assistente virtuale che riesce a risolvere qualsiasi nostro problema: dal più banale,, a situazioni più complessi come ad esempio un compito di scuola!
D’altronde, secondo le ultime ricerche condotte, sempre più studenti si affidano completamente alle risposte dell’intelligenza artificiale per portare a termine le proprie consegne scolastiche. È opportuno, quindi, domandarsi se sia davvero un aiuto o un grande danno, che potrebbe mettere in crisi l’intero sistema educativo, compreso anche quello accademico.
D’altronde tra gli studenti universitari si sta velocemente diffondendo l’abitudeine di utilizzare l’ intelligenza artificiale per cercare nuove idee, riformulare testi o addirittura generare interi paragrafi. Allora ci si può domandare cosa ci sia di davvero autonomo, di autentico nello studio. C’è ancora qualcosa che nasca dal proprio intelletto, dalla propria fantasia? Qualcosa che si frutto di impegno e sacrifici? A rispondere a questi quesiti l’analisi condotta dall’associazione CETU: un report sull’utilizzo dell’intelligenza artificiale all’interno delle università italiane.
L’analisi sull’AI condotta
Il team di CETU, in partnership con uno dei più potenti software antiplagio e anti AI ovvero Plagioscanner.com, ha analizzato più di 21000 elaborati accademici, scritti tra aprile 2024 e giugno 2025, usati, quindi, come campioni per l’analisi condotta.
Dando una prima occhiata, emerge chiaramente come l’intelligenza artificiale ormai sia entrata a far parte dell’intero mondo accademico! L’IA non è più considerata come un dato marginale, ma una realtà diffusa e normalizzata. Secondo i dati raccolti, oltre 83% degli studenti italiani usa l’intelligenza artificiale per svolgere i propri lavori accademici. Tra questi, circa la metà il 49%, lo fa abitualmente e con regolarità. Solo uno studente su 14 ad oggi non ho mai usato strumenti di IA per la propria scrittura accademica, nello specifico si tratta del 7,3% di studenti universitari. Si è aperto quindi un nuovo fronte educativo, senza prima essere regolamentato o discusso in sede accademica, e di cui pochi sembrano averne il pieno controllo.
Gli studenti che utilizzano maggiormente l’IA
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale tra gli studenti universitari sembra basarsi maggiormente sulla comprensione dei testi o di argomenti, che dovranno essere studiati per esami imminenti. Secondo gli studi condotti, quasi 2/3 degli studenti, circa il 65%, ha dichiarato che l’IA li ha aiutati a comprendere meglio determinati argomenti su cui avevano ancora diverse lacune. Solo il 9% ha affermato di aver compreso meno dopo aver utilizzato l’intelligenza artificiale.
Tra gli studenti che utilizzano maggiormente l’intelligenza artificiale a primo posto figurano i dottorandi, di questi circa 87% utilizza abitualmente l’intelligenza artificiale durante il proprio studio. Al secondo posto troviamo gli studenti magistrali (84%), e infine quelli triennali (83%).
Inoltre, dai campioni analizzati dal team CETU sono proprio gli studenti di Economia e Giurisprudenza ad utilizzare maggiormente l’intelligenza artificiale, si parla di circa di un 85% . A seguire gli iscritti alla facoltà di Lettere (79%). Per un quadro più completo, sono stati analizzati, oltre i campioni già descritti, anche i diversi dati del database CETU. A tal proposito è emerso come, ad utilizzare assiduamente l’IA, vi sono anche tutti gli studenti di Biologia, Scienze Giuridiche e Psicologia che figura tra i corsi di laurea con più percentuale di IA rilevata.
Tra citazioni che non esistono e plagio
Si parla quindi di uno strumento sempre più al centro degli studi accademici, ma che bisogna saper utilizzare. Infatti, il 47% degli universitari ha riscontrato diversi problemi di accuratezza nei testi generati. Tra gli errori maggiormente segnalati vi è la generazione a riferimenti completamente inventati. Circa il 25% degli studenti ha infatti individuato citazioni inesistenti. Un problema da non sottovalutare per chi sta scrivendo tesi, articoli o stesura di bibliografia. Ma molti studenti, nonostante ciò, continuano imperterriti a far uso di tali strumenti, cercando di ovviare i problemi con l’introduzione di diverse modifiche nei testi generati.
E nemmeno la paura di essere scoperti o di non superare le verifiche antiplagio scoraggiano gli universitari nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Circa il 70% degli studenti teme infatti di essere scoperto ma questo non lo scoraggia nell’uso. Dato più allarmante deriva dal fatto che molti di questi, dopo la generazione di un testo, finiscono per delegare all’IA anche la fase più importante: la revisione! Secondo l’indagine, quasi 1 studente su 3 (29%) ha consegnato almeno una volta un testo generato da IA senza leggerlo o modificarlo. Di questi, i dottorandi sono gli studenti più inclini a consegnare testi generati dall’intelligenza artificiale senza prima aver condotto un contro un attento controllo, si parla circa del 52%.
Il cambiamento è già in corso, e non si può far altro che domandarsi se l’università italiana sia realmente pronta a gestire questa nuova sfida.
Le esperienze degli studenti universitari con l’IA
Per ottenere un quadro più completo della situazione, è stato chiesto agli studenti universitari dell’ateneo catanese se utilizzassero l’intelligenza artificiale, con quale frequenza e, soprattutto, per quali finalità. Si è chiesto come prima cosa se l’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale fossero adoperati in maniera assidua durante il proprio percorso di studio universitario.
A rispondere a questa domanda Francesca, studentessa triennale di Psicologia: “non uso speso l’intelligenza artificiale durante le mie ore di studio, solo quando non riesco a comprendere un determinato argomento, magari non affrontato a lezione. Molto spesso carico direttamente la foto e chiedo di spiegarla nella maniera più semplice possibile”. Andrea, studente di Lettere Moderne, dichiara invece di utilizzare strumenti di intelligenza artificiale quasi quotidianamente: “utilizzo l’intelligenza artificiale durante quasi tutto l’anno accademico. Infatti, ogni volta che torno da lezione, inizio a preparare i riassunti che poi mi saranno utili nei giorni prima di un esame. Ma spesso faccio fare tutto all’intelligenza artificiale carico le foto e poi semplicemente faccio copia incolla su Word”. A dirci la sua anche Giulia, studentessa di Economia: “non ho mai utilizzato l’intelligenza artificiale durante il mio percorso di studi. Una volta arrivata alla fine nel momento della stesura della tesi ho provato a velocizzare il mio lavoro utilizzando ChatGpt, soprattutto per ricerca fonti e per farmi suggerire qualche idea. Purtroppo anche in questo caso il mio approccio con l’intelligenza artificiale è durato poco. Avevo troppa paura che il mio relatore potesse trovare fonti o saggi del tutto inesistenti o errati. Ho preferito utilizzare i manuali forniti”. A non aver avuto un buon approccio con l’intelligenza artificiale Noemi, studentessa di Filosofia: “ogni tanto anch’io utilizzo l’intelligenza artificiale, ma non delego tutto a questo strumento. Certo lo considero un aiuto enorme ma una volta che mi sono state fornite tutte le informazioni cerco sempre di verificare che il contenuto sia esatto. Insomma faccio un doppio lavoro e proprio per questo la uso raramente”.












