Scuola; Manovra 2026, stop alle supplenze brevi a scuola. Il Governo Meloni stringe sulle sostituzioni: niente piรน supplenti per assenze inferiori a dieci giorni. Tra risparmio e disagio, la scuola si interroga. La scuola italiana si trova di nuovo al centro della discussione politica. Nel testo della manovra economica 2026, trasmesso al Senato per lโesame parlamentare, รจ spuntata una misura che potrebbe cambiare la vita quotidiana di migliaia di docenti e studenti.
Si tratta di una stretta sulle supplenze brevi: in caso di assenze inferiori ai dieci giorni, i dirigenti scolastici non potranno piรน chiamare insegnanti supplenti esterni. Le lezioni dovranno essere garantite da chi giร lavora allโinterno dellโistituto.
Una norma che, almeno nelle intenzioni del Governo, punta a razionalizzare lโorganico e contenere i costi, ma che nel mondo della scuola ha giร fatto alzare piรน di un sopracciglio.
Cosa prevede davvero la nuova norma
La novitร riguarda la scuola secondaria di primo e secondo grado, cioรจ medie e superiori. In questi casi, le assenze dei docenti fino a dieci giorni dovranno essere coperte da insegnanti interni, appartenenti allโorganico dellโautonomia.
Si tratta di quellโinsieme di professori che comprende sia i docenti curricolari, impegnati nelle loro classi, sia quelli di potenziamento, destinati a progetti, recuperi o attivitร di supporto didattico.
Solo per le scuole primarie e per i posti di sostegno sarร ancora possibile ricorrere a supplenti esterni.
In pratica, se un insegnante di lettere si assenta per qualche giorno, un collega interno potrร essere spostato temporaneamente in quella classe, anche se proveniente da un diverso indirizzo o grado.
Una novitร che modifica la legge 107 del 2015, la โBuona Scuolaโ dellโallora premier Matteo Renzi, ora aggiornata dal governo Meloni con unโottica piรน rigorosa in termini di spesa pubblica.
I nuovi equilibri nelle scuole: tra flessibilitร e caos
A livello organizzativo, questa misura potrebbe trasformarsi in un vero rompicapo. I dirigenti scolastici dovranno gestire internamente la copertura delle classi, riorganizzando orari e attivitร .
Ciรฒ significa che insegnanti di potenziamento o colleghi con ore libere saranno chiamati a sostituire chi รจ assente, anche in discipline diverse dalle proprie.
Sulla carta, la riforma punta a ottimizzare le risorse e rendere piรน efficiente lโorganico; nella pratica, rischia di tradursi in un aggravio di carico di lavoro per i docenti giร impegnati.
Molti insegnanti segnalano che coprire colleghi in assenza significa rinunciare ad altre attivitร : sportelli didattici, laboratori, progetti, incontri con gli studenti.
โSi rischia di tappare buchi anzichรฉ fare scuolaโ, commentano alcune sigle sindacali, che temono un effetto domino sullโintera organizzazione degli istituti.
ย Supplenti penalizzati: il lavoro che scompare
Lโaltro lato della medaglia riguarda i docenti precari. Le supplenze brevi, spesso di pochi giorni o settimane, rappresentano una delle principali fonti di reddito per molti giovani insegnanti in attesa di un incarico stabile.
Con la nuova norma, queste opportunitร rischiano di sparire.
Molti supplenti – soprattutto nelle grandi cittร universitarie come Catania, Palermo o Roma – vivono proprio di queste chiamate โlast minuteโ, che permettono loro di entrare nel sistema scolastico e accumulare punteggio per le graduatorie.
Bloccare le sostituzioni esterne significa, per loro, una perdita concreta di lavoro e di esperienza professionale.
Un problema che si aggiunge a un precariato giร cronico, dove i posti fissi scarseggiano e i contratti a termine si moltiplicano.
Il nodo economico: risparmio o rischio?
Dietro questa misura si nasconde una logica di contenimento della spesa pubblica.
Limitare le supplenze brevi permetterebbe allo Stato di risparmiare milioni di euro lโanno in contratti temporanei, convogliando le risorse su altre voci del bilancio.
Tuttavia, molti osservatori sottolineano che risparmiare sulla scuola non sempre produce benefici a lungo termine.
Un sistema che risponde alle assenze solo con risorse interne rischia di logorare i docenti, ridurre la qualitร delle lezioni e compromettere la continuitร didattica.
In sostanza: si risparmia oggi, ma a pagare il prezzo potrebbero essere le nuove generazioni.
Gli studenti al centro: chi paga davvero il prezzo
In ultima analisi, sono proprio gli studenti a subire le conseguenze piรน dirette della manovra 2026.ย
La sostituzione โinternaโ potrebbe significare lezioni improvvisate, giornate meno strutturate, o addirittura ore โvuoteโ se non ci sono docenti disponibili.
Un rischio concreto, soprattutto nei grandi istituti dove le assenze sono frequenti e il personale giร ridotto.












