Ogni anno i nostri mari registrano un costante aumento delle temperature, a rilevarlo il report ormai annuale Mare Caldo pubblicato da Greenpeace. Il documento segnala come il 2024 abbia fatto registrare un record storico di aumento di temperature, sia a livello globale che in particolare nel bacino del Mediterraneo. A contribuire a questo incremento termico sono infatti le numerose e ormai quotidiane ondate di calore, che interessano non solo la superficie marina, ma anche le profondità lungo la colonna d’acqua.
“I dati del 2024 confermano l’aumento graduale delle temperature di anno in anno, con valori così elevati mai registrati prima nel bacino del Mediterraneo. Il nostro mare è ricco di biodiversità, ma rischiamo di perdere questo straordinario patrimonio naturale se non estendiamo la superficie di mare protetta e non riduciamo le emissioni di gas serra”, dichiara Valentina Di Miccoli, campaigner mare di Greenpeace Italia.
Cos’è il progetto “Mare Caldo”?
Il progetto Mare Caldo, in collaborazione con l’Università di Genova e di Greenpeace, si propone di sviluppare una rete costiera di stazioni di monitoraggio della temperatura relativa alla colonna d’aria, analizzando così gli effetti del cambiamento climatico nei nostri mari italiani.
I primi studi sono stati condotti nel 2019 con l’installazione della prima stazione pilota presso la costa nord occidentale dell’isola d’Elba. Con gli anni il progetto si è allargato, ad oggi si può contare sul monitoraggio continuo di ben undici aree marine protette: AMP Capo Carbonara, AMP Capo Milazzo, AMP Cinque Terre, AMP Isola dell’Asinara, AMP Isole di Ventotene e Santo Stefano, AMP Isole Tremiti, AMP Miramare, AMP Plemmirio, AMP Portofino, AMP Tavolara Punta Coda Cavallo, e AMP Torre Guaceto.
Così, attraverso i dati raccolti, sarà possibile sviluppare uno studio comparativo tra le diverse aree marine al fine di avere un quadro più completo dei mari che circondano la nostra Penisola. Successivamente, i dati raccolti saranno utili a studiare gli effetti del riscaldamento globale sugli ecosistemi marini costieri. Tra gli obiettivi vi è anche quello di sensibilizzare l’opinione pubblica e aumentare la consapevolezza sui cambiamenti in atto, ponendo le basi per lo sviluppo di una rete nazionale di monitoraggio degli impianti e dei cambiamenti climatici sulle comunità di scogliera nei mari italiani.
Le temperature massime raggiunte
Secondo i dati raccolti dal progetto, il 2024 si è confermato l’anno più caldo mai registrato su scala globale, con una temperatura media superiore superiore a 1,47 °C rispetto alla media del periodo 1991-2020.
In particolare, nel bacino del Mediterraneo, il 2024 ha fatto segnare una temperatura media annuale record pari a 21,16 °, con un aumento delle temperature di 1,55 ° rispetto al periodo di riferimento 1982-2015.
Grazie ai dati forniti dal servizio Copernicus Marine Services (progetto ESA Sea Surface Temperature Climate Change Initiative), l’analisi delle temperature superficiali del mare (SST) ha evidenziato la presenza diffusa di ondate di calore marine (Marine Heat Waves – MHWs) in tutte le aree monitorate dal progetto. Tali eventi si sono verificati sia in estate sia in inverno, con incrementi medi di temperatura compresi tra 0,5°C e 1°C rispetto alla media climatologica, ma con punte che hanno superato i 2,5°C in alcune località, come l’Area Marina Protetta (AMP) delle Cinque Terre, l’Isola d’Elba, l’AMP di Torre Guaceto e quella delle Isole Tremiti. I picchi di calore rilevati, nel 2024, si sono estesi fino a 40 m di profondità, in particolare tali fenomeni sono stati rilevati e osservati presso l’AMP dell’Isola dell’Asinara, l’Isola d’Elba, l’AMP di Tavolara e quella di Plemmirio.
Aumentano anche le specie marine aliene
Sono stati, inoltre, condotti monitoraggi biologici all’interno delle diverse aree marine protette, con l’obiettivo di valutare gli effetti e cambiamento climatico sugli ecosistemi marini. Dagli studi si vince come gli organismi maggiormente colpiti dal riscaldamento dei mari siano gli Eunicella cavolini e Paramuricea clavata, che hanno mostrato diffusi segni di necrosi e mortalità a livello delle colonie. Nell’AMP di Portofino, ad esempio, è stato rilevato un impatto severo sul 94% delle colonie di Paramuricea clavata a una profondità di 25 metri. In alcune aree, fino all’80% delle colonie risultava coperto da mucillagine, indicando una condizione di grave stress ambientale.
Analogamente aumentano anche le specie aliene, tra le più diffuse l’alga verde aliena Caulerpa cylindrace. Tra i pesci termofili osservati con maggiore frequenza figurano il pesce pappagallo (Sparisoma cretense), il barracuda mediterraneo (Sphyraena viridensis) e la donzella pavonina (Thalassoma pavo), la cui presenza testimonia l’espansione di specie tipiche di acque più calde.
“I risultati del quinto anno del progetto Mare Caldo mostrano in maniera inconfutabile gli effetti del cambiamento climatico sugli ambienti marini sommersi dei nostri mari. Le numerose anomalie termiche rilevate in tutte le stazioni della rete e la presenza di evidenti segnali di impatto negli ecosistemi costieri delle aree monitorate quest’anno sono indipendenti dalla loro localizzazione geografica, dalla diversa latitudine e dal diverso livello di conservazione”, dichiara Monica Montefalcone, docente di Ecologia dell’Università di Genova.












