Salvini accelera verso il via libera per la realizzazione del Ponte sullo Stretto entro agosto. Il ministro annuncia un passo decisivo per l’opera da 13,5 miliardi: entro l’estate l’approvazione e a settembre la precantierizzazione. Tra promesse, polemiche e visioni politiche, il Ponte torna al centro del dibattito nazionale.
Un progetto ultradecennale che torna al centro dell’agenda politica
Il Ponte sullo Stretto di Messina, da oltre cinquant’anni al centro di accesi dibattiti, torna sotto i riflettori con una nuova, concreta accelerazione. A rilanciare con forza l’iniziativa è stato il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che ha annunciato l’imminente approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e lo Sviluppo Sostenibile). Si tratta di un piano da 13,5 miliardi di euro interamente finanziato con risorse italiane, che prevede non solo la realizzazione dell’imponente struttura, ma anche opere accessorie e di connessione ferroviaria e stradale tra Calabria e Sicilia.
Il progetto, curato dalla società Stretto di Messina S.p.A. – riattivata dopo la sospensione decisa negli anni scorsi – rappresenta una delle infrastrutture più ambiziose mai pensate nel nostro Paese. Dopo decenni di studi, promesse e stop, oggi sembra essere arrivato il momento della svolta: “domani parteciperò personalmente al consiglio di amministrazione della società – ha dichiarato Salvini – per portare l’intervento al Cipess entro la prossima settimana e avviare la fase di precantierizzazione già da settembre”.
Il significato politico e simbolico del Ponte: infrastruttura o bandiera ideologica?
Il ministro ha colto l’occasione per sottolineare il valore del Ponte non solo come impresa ingegneristica, ma anche come simbolo morale e politico.
“Tunnel, ponti, porti, aeroporti e gallerie – ha detto – non sono solo strutture fisiche. Sono messaggi di unità, di pace e di progresso In un mondo segnato da crisi, conflitti e fratture- ha aggiunto Salvini – un’opera come questa diventa il simbolo di una volontà di connessione, di superamento delle divisioni, e di investimento sul futuro”.
La dichiarazione ha un chiaro intento di contrapposizione ai movimenti ambientalisti e alle realtà contrarie all’opera, come i gruppi No Ponte, che continuano a sollevare dubbi sull’impatto ambientale, la sostenibilità economica, la vulnerabilità sismica e i reali benefici per la mobilità, come evidenziato dall’articolo Ponte sullo Stretto, presentata diffida al Cipess: “Il progetto non può essere approvato”.
“Anche i No Ponte dovranno farsene una ragione – ha detto il ministro – dare diritto di mobilità a 5 milioni di siciliani è un atto doveroso”.
Parole forti, che mostrano come l’opera non sia solo una questione tecnica, ma anche un terreno di scontro tra diverse visioni del Paese e del Sud in particolare.
Finanziamenti e cronoprogramma: i prossimi passi verso il cantiere
L’infrastruttura prevede un investimento di 13,5 miliardi, cifra che copre non solo la costruzione del ponte sospeso – il più lungo al mondo con una campata di 3.300 metri – ma anche le opere complementari di collegamento tra le due sponde, fondamentali per rendere funzionale l’opera. Secondo le anticipazioni del ministero, i lavori preliminari inizieranno già nel 2025 con la “precantierizzazione”, mentre l’apertura del cantiere vero e proprio è attesa per il 2026. La durata stimata è di 7-8 anni.
Ma non mancano le incognite: la Corte dei Conti, la Commissione Europea, le Regioni coinvolte e gli enti locali avranno voce in capitolo durante l’iter. Inoltre, resta aperta la questione delle compensazioni ambientali e della gestione degli impatti sul territorio. Se l’iter dovesse proseguire secondo i piani, l’Italia si avvierebbe a costruire una delle infrastrutture più iconiche d’Europa, con ricadute potenzialmente enormi sul piano occupazionale, turistico, logistico e industriale.











