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Elezioni Rettore Unict, prof. Baglio: “Costruire un’università che forma persone libere e consapevoli”

Le elezioni per il rettorato si avvicinano! Il prof. Baglio, docente di Misure Elettriche ed Elettroniche, presenta a LiveUniCT la sua visione per l’università.

Dalila battaglia di Dalila battaglia
21 Giugno 2025
in In Copertina
programma prof baglio rettore unict
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L’Università di Catania, la più antica della Sicilia e tra le più longeve d’Europa, fondata nel lontano 1434, si prepara a un momento cruciale della sua storia: le elezioni per il nuovo Rettore, che guiderà l’Ateneo nel sessennio 2025-2031. Un passaggio fondamentale per il futuro accademico, scientifico e culturale dell’istituzione.

Il percorso elettorale è ufficialmente partito con il decreto firmato il 23 aprile 2025 dal prof. Biagio Ricceri, decano dei docenti e presidente della commissione elettorale. La prima votazione è fissata per il 23 giugno 2025. Nel caso in cui nessun candidato raggiunga la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto nelle prime tre tornate (23, 26 e 30 giugno), si procederà con un ballottaggio il 3 luglio tra i due candidati più votati.

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La scelta del Rettore influenzerà direttamente il ruolo dell’Ateneo nel contesto nazionale e internazionale, la qualità dell’offerta formativa, le attività di ricerca e il rapporto con il territorio. In un periodo di grandi sfide per l’università italiana, la comunità accademica è chiamata a partecipare attivamente per tracciare insieme la rotta che porterà Unict verso un futuro di innovazione, inclusione e crescita.

LiveUnict, che seguirà da vicino le elezioni, continua con lo speciale con un’intervista al prof.Baglio.


N.B. Tutti i candidati sono stati contattati dalla redazione di LiveUnict, nel rispetto del principio di par condicio e al fine di garantire piena equità.


Conosciamo meglio il candidato

In questo scenario, abbiamo rivolto alcune domande al candidato Rettore Prof. Salvatore Baglio, 60 anni, docente ordinario di Misure Elettriche ed Elettroniche presso il Dipartimento di Ingegneria elettrica, elettronica e informatica (DIEEI). Nel 2013 è stato nominato Fellow dell’Institute of Electrical and Electronics Engineers (IEEE) per i suoi significativi contributi nello sviluppo di microsensori e magnetometri, e ha ricoperto il ruolo di presidente della IEEE Instrumentation and Measurement Society dal 2020 al 2022.

Il prof. Baglio è investigatore principale in diversi progetti di ricerca scientifica che trattano lo sviluppo di sistemi sensoriali innovativi, finanziati da aziende private e da diverse istituzioni nazionali e internazionali, nonché autore di oltre 500 pubblicazioni scientifiche, tra cui riviste internazionali, libri, conferenze e brevetti.

In una prima intervista già pubblicata dalla TV di Ateneo, abbiamo conosciuto il prof. Salvatore Baglio sul piano personale e professionale. Ora approfondiamo i punti chiave del suo programma per l’Università di Catania.

 1. Professore, perché ha deciso di candidarsi alla carica di Rettore?

“Ho dedicato gran parte della mia vita all’attività di ricerca e didattica. Sono stato sempre molto impegnato, con oltre 500 pubblicazioni scientifiche e numerosi progetti internazionali, ho viaggiato molto per collaborazioni scientifiche. Per anni ho concentrato tutte le mie energie sulla ricerca, un’attività di cui sono estremamente orgoglioso.

Sei anni fa, però, mi è stato chiesto di dare una mano all’Università di Catania in un momento particolarmente complesso. Ho accettato con piacere, mettendo da parte, almeno in parte, la mia attività di ricerca per dedicarmi al servizio dell’ateneo e dei miei colleghi. In questi anni ho ricoperto diversi incarichi, dal ruolo di delegato alla ricerca alla presidenza di importanti fondazioni universitarie, con l’obiettivo di contribuire concretamente al miglioramento della nostra università.

La decisione di candidarmi ora nasce dalla volontà di proseguire e completare questo percorso di servizio, restituendo all’Università di Catania almeno una parte di ciò che mi ha dato. Mi sento un privilegiato per aver potuto trasformare la mia passione in una carriera, soprattutto potendo lavorare nella mia città, nella mia università. Ora credo sia arrivato il momento di mettermi ancora più in gioco, con lo stesso spirito di dedizione, per guidare l’ateneo verso nuove sfide e opportunità.”

2. Quale esperienza professionale precedente ritiene possa esserle particolarmente utile nel ruolo di Rettore?

“La mia esperienza internazionale è senza dubbio uno degli aspetti più rilevanti che porterò nel ruolo di Rettore. Nel corso della mia carriera ho avuto l’opportunità di collaborare con istituzioni e centri di ricerca in tutto il mondo, dalla Francia alla Spagna, dagli Stati Uniti fino ad altri continenti, visitando gran parte del pianeta.

Ho avuto l’onore di essere Presidente della IEEE Instrumentation and Measurement Society per il triennio 2020-2022, un’associazione internazionale di ingegneri specializzati nelle misure elettriche ed elettroniche, che conta migliaia di membri in tutto il mondo. Questo ruolo mi ha permesso di sviluppare una visione globale su come si fa ricerca, si gestiscono progetti complessi e si organizza la formazione a livello internazionale.

Attraverso questa esperienza, ho potuto osservare e apprendere modelli avanzati di governance universitaria, metodi innovativi di didattica e formazione, nonché strategie per stimolare la collaborazione scientifica tra istituzioni diverse. Credo fermamente che portare in università il meglio di quanto ho visto e sperimentato all’estero sia fondamentale per far crescere il nostro ateneo e per renderlo sempre più competitivo e all’avanguardia.

In definitiva, ho sempre lavorato con la convinzione che la ricerca non sia solo creazione di conoscenza, ma anche condivisione di sapere, passione e curiosità. Il mio impegno è stato quello di trasmettere tutto questo agli studenti, valorizzando al contempo le unicità che ogni ricercatore porta con sé. Porterò questo stesso spirito nel mio ruolo di Rettore, per creare un ambiente accademico stimolante e aperto al mondo.”

3. Tra i vari interventi proposti nel suo programma, qual è il più urgente e il primo su cui si impegnerà a realizzare?

“Il mio programma nasce da un percorso logico e da trenta anni di vera immersione nella realtà dell’Università di Catania. In questi anni non mi sono limitato a fare, ma soprattutto ad ascoltare: ascoltare studenti, docenti, personale tecnico-amministrativo. Credo fermamente che saper ascoltare con attenzione consenta di avere una visione ampia e completa delle problematiche, delle carenze, ma anche delle potenzialità e delle esigenze più impellenti.

Da questa visione critica nascono le priorità. Tra tutte, la prima su cui intendo intervenire fin da subito è la semplificazione e l’efficientamento dei processi burocratici, soprattutto quelli legati alla didattica. È fondamentale che l’università sia in grado di gestire con rapidità e trasparenza le procedure di immatricolazione, le assunzioni e tutte le attività amministrative che impattano direttamente sulla qualità della vita degli studenti e dei docenti.

Questa priorità non è una scelta casuale, ma risponde anche a esigenze esterne molto concrete: ad esempio, la gestione delle immatricolazioni a Medicina richiede una tempestività e un’organizzazione impeccabile. A luglio dobbiamo essere già pronti per accogliere migliaia di nuovi studenti che si aspettano servizi efficienti e un’atmosfera accogliente, in grado di prepararli al meglio per il loro percorso accademico.

Un’altra iniziativa che considero innovativa e originale nel mio programma è “Piazza Università”, un progetto di comunicazione e partecipazione che nasce dall’ascolto e dal confronto con studenti e colleghi. L’idea è creare uno spazio – virtuale – di dialogo aperto, trasparente e moderato, dove chiunque possa esprimere liberamente le proprie opinioni, proporre idee e ricevere risposte concrete. Non voglio un semplice social network, ma un luogo  digitale che favorisca la comunicazione diretta, la condivisione e la costruzione collettiva di soluzioni.

Credo che la comunicazione sia ormai un pilastro fondamentale, quasi quanto l’implementazione stessa dei programmi. Se non si comunica bene quello che si fa, il lavoro rischia di essere inutile o poco efficace. Perciò, insieme a tutte le altre priorità, darò grande attenzione a questo aspetto, progettando una strategia di comunicazione sistematica e trasparente.

Un altro aspetto fondamentale è la programmazione dell’esperienza Erasmus e dell’internazionalizzazione, sia in uscita che in ingresso. Se organizziamo bene i percorsi formativi, possiamo indicare chiaramente qual è il momento migliore per svolgere queste esperienze all’estero, evitando che gli studenti si trovino a dover scegliere in fretta e furia, spesso troppo tardi per cogliere tutte le opportunità disponibili. Questo richiede una pianificazione precisa e un approccio proattivo, affinché ogni studente possa vivere un’esperienza internazionale davvero efficace e arricchente.

La formazione, il supporto e l’accompagnamento devono essere parte di un progetto a lungo termine, che inizi già dalla scuola superiore con attività di orientamento mirate e coinvolgenti, e che continui durante tutto il percorso universitario. Vogliamo creare un sistema che non improvvisi nulla, ma che costruisca solide basi per il successo di ogni studente, con strumenti come mentoring, counseling e tutoraggio, attivati tempestivamente per supportare chi vive momenti di difficoltà o discontinuità.

Inoltre, dobbiamo potenziare l’ufficio dedicato alla ricerca e ai finanziamenti, perché molti nostri docenti hanno ottime idee per progetti ma necessitano di un supporto amministrativo qualificato per scrivere, vincere e gestire i bandi in modo efficace. Creare un ufficio efficiente, che possa diventare autonomo dal punto di vista delle risorse, rappresenta un investimento strategico che porterà vantaggi a tutta l’università.

Detto questo, il mio approccio sarà quello di lavorare in parallelo su più fronti, perché l’università è un organismo complesso e non si può procedere a tappe forzate su un solo aspetto. Allo stesso tempo, voglio promuovere una programmazione didattica sostenibile, che ci permetta di mantenere le promesse fatte agli studenti in termini di qualità e accoglienza. Immagino un ateneo dove la didattica sia di alto livello, l’accoglienza efficace e dove tutti – studenti e docenti – possano sentirsi valorizzati e supportati.”

4. Tracciando un bilancio dell’amministrazione precedente, in cosa pensa abbia fallito e in cosa invece sia riuscita?

“Credo che l’amministrazione precedente sia riuscita soprattutto a ridare dignità, orgoglio, chiarezza e trasparenza all’Università di Catania. Senza entrare in questioni giuridiche o altri aspetti che non mi compete commentare, posso dire che a livello di immagine e di senso di appartenenza alla comunità accademica si è fatto un grande lavoro.

Dopo un periodo molto difficile, quasi uno “tsunami” che ha messo a dura prova l’ateneo, è stato fondamentale rimettere tutto in ordine, ristabilire autorevolezza e riaccendere quel senso di orgoglio per la nostra università che è un patrimonio prezioso per tutti noi. Questo è stato un risultato importante, perché la comunità di Unict merita rispetto e riconoscimento nazionale.

Per quanto riguarda invece gli aspetti programmatici, credo che ci siano ancora molte cose da fare. Più che soffermarmi su ciò che non è stato fatto, preferisco concentrarmi su ciò che voglio portare avanti personalmente. Sono convinto che serva una maggiore proattività, una visione chiara e un’azione decisa per realizzare i cambiamenti necessari. Quindi, lascio agli altri le sottrazioni e le critiche, mentre io preferisco focalizzarmi su proposte concrete e positive per il futuro.”

5. In che modo crede di poter contribuire alla vita della comunità accademica e, più in generale, all’Ateneo se sarà eletto?

“Credo che il mio contributo possa partire da una pianificazione attenta e concreta, capace di migliorare la qualità complessiva della vita universitaria, a partire dai servizi agli studenti fino alla didattica e alle infrastrutture. Vorrei che l’Università non fosse semplicemente una scelta di necessità, ma una scelta di valore, perché è efficiente, accogliente e capace di offrire opportunità concrete.

Per esempio, mi impegnerò a pianificare meglio gli spazi e la qualità delle aule, ma soprattutto i servizi dedicati agli studenti: un housing adeguato, supporti efficienti e ambienti stimolanti. Voglio che gli studenti scelgano Unict non perché non hanno alternative, ma perché riconoscono che qui possono trovare un’università all’avanguardia, capace di accompagnarli verso il loro futuro.

Inoltre, voglio promuovere un percorso che inizi già dalle scuole superiori, con azioni di orientamento attivo e coinvolgente, perché il passaggio dalla scuola all’università è spesso un momento di discontinuità che può disorientare molti giovani. L’Università deve accompagnare gli studenti nei primi mesi con servizi di mentoring e counseling, per aiutarli a superare lo “shock” dell’ingresso e a trovare presto autonomia e sicurezza nel loro percorso.

L’idea è quella di costruire un progetto di lungo termine, che inizi già dal terzo anno delle superiori e prosegua durante tutto il percorso universitario, coinvolgendo anche attività pratiche, summer job, esperienze in laboratori e sul territorio. Non solo teoria, ma anche applicazione concreta e coinvolgimento diretto, per far capire agli studenti il valore e le potenzialità del loro percorso formativo.

Infine, voglio che l’Ateneo sia un luogo che intercetti tempestivamente i bisogni degli studenti, anche quelli legati al benessere psicologico e sociale. Il counseling deve essere una risorsa accessibile e proattiva, per intervenire prima che i problemi diventino troppo grandi, aiutando chiunque attraversi momenti di difficoltà.

In sintesi, il mio impegno sarà quello di costruire un’università più efficiente, inclusiva, attrattiva e connessa al mondo reale, capace di offrire agli studenti non solo conoscenze, ma anche strumenti concreti per costruire il loro futuro.

Un aspetto a cui tengo molto è il collegamento tra università e mondo del lavoro. Il mercato oggi è dinamico e molto flessibile: non è più detto che chi studia giurisprudenza debba necessariamente fare il magistrato, o che chi studia ingegneria debba svolgere solo ruoli tecnici tradizionali. L’università deve offrire un ventaglio di opportunità ampio e proattivo, preparando i ragazzi a cogliere i mutamenti del mercato e a orientarsi consapevolmente.

Per questo ritengo fondamentale potenziare i servizi di placement in modo sistematico e coordinato, non lasciando l’iniziativa solo ai singoli docenti o dipartimenti, ma facendo leva sull’autorevolezza dell’Ateneo per instaurare collaborazioni strutturate con le aziende. Accanto agli incontri con le imprese, ritengo essenziali anche le “soft skills”: insegnare come scrivere un curriculum, come prepararsi a un colloquio, come affrontare con sicurezza il mondo del lavoro. Questi strumenti sono fondamentali per tutti gli studenti, a prescindere dal corso di laurea.

All’università abbiamo una straordinaria energia, e questa energia siete voi, gli studenti, che rappresentate il cuore pulsante di questa comunità. Voi siete tantissimi, e proprio per questo avete una forza enorme, fatta non solo di numeri ma anche di entusiasmo, creatività e idee nuove. Questa forza va valorizzata e canalizzata attraverso le rappresentanze studentesche, che non sono solo portavoce ma veri e propri soggetti a cui affidare responsabilità concrete.

Il mio obiettivo è coinvolgere attivamente tutte le realtà studentesche, senza esclusioni. Ogni gruppo, anche quello più piccolo come un gruppo di amici che si incontra al bar, può diventare una rappresentanza ufficiale, registrandosi e unendosi alle altre, indipendentemente dal colore politico o dall’appartenenza. Più siamo e meglio è: la diversità e la molteplicità di voci e iniziative sono una risorsa preziosa. Coinvolgendo tutte queste realtà, possiamo creare un circuito virtuoso di collaborazione e comunicazione tra studenti, che parla la loro stessa lingua e risponde alle loro esigenze.

È fondamentale che gli studenti siano soddisfatti di ciò che l’università offre, perché un’esperienza positiva si traduce in un messaggio positivo che loro stessi diffondono tra i loro coetanei, anche tra i ragazzi delle scuole superiori. Questo passaparola contribuisce a migliorare l’immagine e l’attrattività dell’ateneo, aiutando a trattenere i giovani talenti qui, dove si sentono a casa e valorizzati. L’obiettivo è accompagnarli fino alla laurea e oltre, facendo sì che scelgano di restare per proseguire la magistrale o altre esperienze di studio e ricerca.

Infine, non possiamo trascurare l’importanza del benessere degli studenti. L’università deve essere un luogo accogliente, dove si sta bene. Questo significa investire in aule adeguate, spazi di studio sufficienti e confortevoli, aree di decompressione, e in generale in un ambiente che favorisca l’apprendimento e la socializzazione. Per far questo, però, serve anche la responsabilizzazione degli studenti stessi. Le associazioni studentesche possono e devono partecipare alla gestione condivisa di queste risorse, collaborando attivamente con l’ateneo per mantenere gli spazi puliti, ordinati e funzionali.

Responsabilizzare significa dare consapevolezza, non scaricare compiti: è un invito a prendersi cura del proprio ambiente, perché se è di tutti, ognuno è chiamato a fare la propria parte. Solo così si può costruire una comunità coesa, attenta e rispettosa, dove il valore di ciascuno si riflette nel benessere collettivo.

In sintesi, lavorando insieme, unendo energie, idee e competenze, possiamo rendere l’ateneo un luogo sempre più efficiente, inclusivo e attrattivo, capace di offrire agli studenti non solo una formazione di qualità, ma anche un’esperienza umana e professionale piena e gratificante.

6. Tra i lettori di LiveUnict ci sono molti giovani iscritti all’Ateneo, vuole dire qualcosa agli studenti?

“La presenza numerosa di giovani tra i nostri elettori è un segnale molto chiaro e importante. A loro dobbiamo rivolgerci con un impegno serio e concreto, facendo promesse realizzabili e, soprattutto, mantenendole. Quando i ragazzi entrano all’università, non si tratta solo di iniziare un percorso di studi, ma di entrare a far parte di una squadra, di una comunità. Devono sentire di appartenere davvero a questo gruppo, di avere un ruolo e di poter contare su servizi efficienti e risposte puntuali alle loro esigenze. La presenza di tanti giovani tra i nostri elettori rappresenta una grande responsabilità. Significa che dobbiamo mantenere le promesse che facciamo, ma soprattutto fare solo quelle che siamo certi di poter mantenere. Le promesse sono fatte ai ragazzi, ma anche alle loro famiglie, e per loro è fondamentale sentirsi parte di una squadra, non semplicemente un numero che paga le tasse.

Quando uno studente entra all’università, entra anche a far parte di una comunità: deve sentirsi accolto, deve sapere che noi siamo in grado di progettare e programmare i servizi con attenzione, a partire dal counseling, che non deve mai essere lasciato in sofferenza, ma deve rispondere a tutte le esigenze. I docenti devono essere presenti e rintracciabili, per offrire supporto e guida concreta.

 È fondamentale rispettare i ruoli: il docente ha la responsabilità di organizzare il corso nel modo migliore possibile, con onestà intellettuale, ma deve anche ascoltare gli studenti. Se si decide di avere, per esempio, un numero limitato di appelli d’esame, questa scelta deve essere spiegata chiaramente e condivisa. Se gli studenti mostrano necessità diverse, bisogna essere pronti a confrontarsi e, se serve, a rivedere le decisioni. Solo così si crea un clima di fiducia e di vera partecipazione, dove ciascuno si sente parte di una squadra e non un semplice numero che paga una tassa senza avere nemmeno la certezza del posto a sedere.

In più, abbiamo sempre sostenuto che i corsi di studio devono rispondere alle esigenze del mercato del lavoro. È vero, ma non basta: abbiamo anche una responsabilità più ampia verso i giovani. Formarli significa renderli liberi, non solo pronti a svolgere un lavoro specifico, ma capaci di adattarsi, cambiare e scegliere il proprio percorso nel tempo. Se l’università riesce a fornire non solo competenze tecniche, ma anche capacità critiche, flessibilità e autonomia, allora sta davvero formando persone libere e pronte ad affrontare un futuro incerto e in continua evoluzione.

Questo è il cuore del mio impegno: non fare promesse vuote, ma costruire insieme un’Università in cui gli studenti si sentano davvero valorizzati, ascoltati e supportati in ogni fase del loro percorso. Un’Università che non solo forma professionisti competenti, ma persone libere e consapevoli.

Ed è con questa visione che ho tracciato le linee programmatiche della mia candidatura, frutto di ascolto, confronto e analisi continua. Se avrò l’onore di essere eletto Rettore, continuerò a lavorare con dedizione e spirito di servizio, insieme a tutti voi, per costruire una comunità universitaria solida, inclusiva e pronta a guardare al futuro — l’Università che vogliamo davvero.


Leggi il programma del prof. Salvatore Baglio.

Tags: elezioni rettore unictrettore unictsalvatore baglio
Dalila battaglia

Dalila battaglia

Studentessa di Giurisprudenza con la penna affilata e uno sguardo curioso sul mondo. Unendo la passione del diritto alla scrittura giornalistica, crede che la giustizia sia la chiave per un futuro più equo, dove le leggi siano strumenti di cambiamento e protezione, e non di esclusione.

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