Costi di energia eccessivi anche per Acciaierie di Sicilia, costretta a prendere misure estreme: disposto lo stop delle attività per 15 giorni.
Il raddoppio delle bollette ha messo in ginocchio anche Acciaierie di Sicilia, costretta ad una chiusura forzata, ad uno stop della produzione di 15 giorni. Per ben 500 operai scatta, dunque, la cassa integrazione.
L’incremento delle spese supera il 200%, dando vita ad importi insostenibili per l’azienda. Acciaierie di Sicilia produce 500mila tonnellate di acciaio all’anno, con un fatturato di 150 milioni di euro, ma non basta più per ricoprire le esorbitanti spese dovute al caro energia. Insufficienti pure gli aiuti disposti dallo Stato. Si esplicita, inoltre, che si registra anche un netto calo di commesse.
Le parole di Angelo Mazzeo, segretario provinciale della Ugl metalmeccanici, non lasciano presagire nulla di buono.
“La situazione è ormai oltre il dramma – ha dichiarato Mazzeo – . Continuano ad arrivare in ditta bollette esorbitanti che, sommate all’ormai ben nota problematica dei vari svantaggi connessi all’insularità, oltre ad una frenata delle commesse (dovuta principalmente alla concorrenza fortissima di altre realtà industriali), stanno rendendo quasi impossibile il mantenimento in vita anche di un’impresa così grande”.
Anche il sindacato UGL sottolinea la gravità della situazione e perdere Acciaierie di Sicilia sarebbe un colpo durissimo.
“Catania non può permettersi di perdere Acciaierie di Sicilia e non solo — sostiene UGL— ma al contrario dalla nostra città deve alzarsi un potente grido di allarme perché qua si rischia davvero il deserto e la povertà assoluta se le cose continuano in questo modo”.
Altrettanto significative e sulla stessa linea di UGL, le dichiarazioni provenienti da Fiom e Uil provinciali.
“Nonostante tutto, Regione e Governo continuano a non intervenire e a rimanere in silenzio. Ormai da tempo si parla di Energy release ed Isole, di energia che in Sicilia e Sardegna costa più che nel resto d’Italia, ma nessuno fa nulla per rimediare a questa stortura. Siamo ormai stanchi. Siamo pronti alla mobilitazione– hanno annunciato Uilm e Fiom– se non arriveranno risposte in tempi brevi. È necessario fare subito qualcosa di concreto o ci ritroveremo ancora una volta a gestire una situazione che rischia di diventare esplosiva”.
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