Nell’ambito dell’inchiesta denominata “Doppio gioco”, incentrata su un giro internazionale di scommesse clandestine, il comando provinciale e la SCICO (Servizio centrale investigazione sulla criminalità organizzata) della Guardia di Finanza, su mandato della Procura di Catania, hanno proceduto con il sequestro di beni per ben 160 milioni di euro ai danni di due imprenditori catanesi.
Come spiegato, in seguito al provvedimento, dalla stessa Procura Distrettuale etnea, “gli indagati avevano ideato su internet un’apposita piattaforma di gioco, non autorizzata a operare in Italia, attribuendone la proprietà a una società maltese”. In tal modo, “l’associazione criminale avrebbe realizzato un’illecita raccolta di scommesse da banco sull’intero territorio nazionale, attraverso una rete di agenzie, collegate a una piattaforma di gioco”.
Così facendo, la società maltese, secondo i dati raccolti durante l’indagine della GdF, “dal 2013 al 2016 ha conseguito ricavi non dichiarati per 570 milioni di euro e ha omesso la dichiarazione dell’imposta sulle scommesse per circa 30 milioni di euro“, dato che, come spiegato dalla Procura, “solo una parte minimale delle scommesse avveniva on line, mentre la maggior parte delle puntate sarebbe stata effettuata in presenza e pagata in contanti”.
Una volta in cassa, il denaro ottenuto veniva poi riciclato: sarebbero stati acquistati fabbricati, terreni, persino società tanto in territorio nazionale quanto in territorio internazionale. Per questo motivo, l’ordinanza, emessa un anno fa in seguito alle indagini effettuate, è stata eseguita non solo in Puglia, Sicilia ed Emilia Romagna, ma anche in Germania, Malta e Polonia.
Per quanto riguarda i due imprenditori catanesi, i beni confiscati loro sono pari al profitto dei reati dei quali sono stati accusati: riciclaggio, raccolta di scommesse clandestine, truffa allo Stato, associazione a delinquere e, infine, evasione fiscale, aggravata dall’essere avvenuta tanto in Italia quanto in territorio internazionale.