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Caro carburante, Trasportounito avverte: “Oggi a rischio 70mila mezzi pesanti”

sciopero autotrasportatori
Bocciato lo sciopero degli autotrasportatori, il cui inizio era fissato per oggi: a rischio stop, tuttavia, circa 70.000 mezzi pesanti. La nota di Trasportounito.

In questi giorni non si fa che parlare di caro carburante e delle relative conseguenze. Si temeva che quella appena iniziata divenisse in Italia la settimana dello generale stop dell’autotrasporto.

Era, di fatto, atteso per oggi (lunedì 14 marzo) l’inizio di uno sciopero che avrebbe dovuto coinvolgere numerose aziende ed autotrasportatori: questo, tuttavia, è stato bocciato dalla Commissione di garanzia per lo sciopero, per via di un “mancato preavviso”.

Nonostante questa decisione, non si escludono disagi.

Secondo una prima stima, stilata sulla base dell’esito delle assemblee tenutesi negli ultimi giorni in varie Regioni, oggi in Italia manterranno spenti i motori circa 70.000 mezzi pesanti. Ciò in seguito alla decisione delle imprese di autotrasporto di non caricarsi di ulteriori oneri finanziari per l’impossibilità di far fronte da sole agli aumenti record del costo del carburante.

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In realtà già nel corso della serata di ieri, domenica 13 marzo, diversi autotrasportatori hanno manifestato il proprio dissenso occupando le autostrade italiane e provocando rilevanti rallentamenti al traffico.

Trasportounito, tuttavia, ha sottolineato per mezzo di una nota che solo grazie all’intervento in extremis di molte società della committenza, che hanno riconosciuto all’autotrasporto una parte degli extra costi in tariffa, il numero dei mezzi che non partiranno, non sarà di quattro volte maggiore“.

“Ciò accade indipendentemente da qualsiasi sostegno e coordinamento – ha dichiarato il segretario generale di Trasportounito, Maurizio Longo –  fornito dalla nostra Associazione a livello nazionale”.

Per scongiurare ulteriori contenziosi con la Commissione scioperi, pur ribadendo che non è stato proclamato un “fermo nazionale”, Trasportounito ha sottolineato “come ciascuna impresa sia libera di decidere se continuare o meno a sottostare ad obblighi contrattuali gravosi ovvero a subire ricatti operativi e finanziari”.