I mesi passano e la Sicilia si avvicina sempre di più all'estate 2021: attesissima ma anche preoccupante, secondo i dati che giungono settimanalmente dai report nazionali.

Nino Cartabellotta Gimbe
Uno dei dati più attesi nel fine settimana, oltre al monitoraggio nazionale prodotto dal comitato tecnico – scientifico che va a segnare il passaggio o la permanenza tra le varie fasce di rischio delle varie regioni italiane, è senza dubbio il report settimanale della Fondazione Gimbe, che va ad analizzare i dati del virus a livello nazionale e regionale.
Sebbene i dati settimanali su scala nazionale vadano pian piano migliorando – rallentano i nuovi contagi giornalieri, cresce la popolazione vaccinata ma resta alto, sfortunatamente, il numero dei decessi e degli ingressi nelle terapie intensive – per la Sicilia non può essere detto lo stesso. Ecco perché, intervistato da Repubblica, il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, ha parlato del rischio di un’estate che “Non potrà essere spensierata come nel 2020″.
L’Isola, infatti, si trova in controtendenza rispetto alle altre regioni italiane, che al contrario vedono un miglioramento nei propri dati: alcune aspirano persino alla zona gialla, pur dovendo attendere la scadenza dell’attuale DPCM, che ne vieta temporaneamente l’istituzione. In Sicilia, nella settimana che va dal 7 al 13 aprile, invece, si sono contati il 9,3% di nuovi contagi in più, 506 per 100.000 abitanti.
Nonostante questo, altri dati sembrano più promettenti: le vaccinazioni, ad esempio, procedono ad un ritmo serrato, arrivando al 6,5% della popolazione siciliana ad aver completato il proprio ciclo (contro la media nazionale, attestata al 6,8%), addirittura superando la media italiana per i sieri somministrati alla popolazione nella fascia d’età compresa tra i 70 e i 79 anni (il 5,4% contro il 3% nazionale).
Secondo i dati raccolti, inoltre, in Sicilia scende sotto la soglia di rischio anche l’occupazione dei letti d’ospedale e di terapia intensiva; secondo Cartabellotta questo dato positivo è dovuto all’istituzione della zona rossa in tutta la provincia palermitana: “ha evitato il peggio […] chiudere tempestivamente senza aspettare l’incremento dei casi è la chiave per arginare il virus“.
L’estate del 2021 per l’Isola, meta turistica parecchio scelta, resta dunque un pensiero pericoloso sul quale ragionare: “è fondamentale tenere d’occhio le dinamiche della pandemia e della campagna vaccinale: se gli effetti di un’Italia e di una Sicilia rosso-arancione si protrarranno per almeno 3 settimane, il progressivo ritorno al giallo determinerà inevitabilmente una risalita della curva epidemica, anche se mitigata dalla ridotta probabilità di contagio all’aperto per l’aumento delle temperature”.
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