"Si tratta di una scoperta di altissimo valore archeologico" ha giustamente dichiarato l'assessore Samonà. La necropoli portata alla luce consentirà di conoscere meglio il tessuto storico della città di Marsala.
Gli scavi archeologici preventivi per il rifacimento della rete fognaria di Marsala hanno portate in luce gli straordinari resti di due camere funerarie sotterranee inviolate, contenenti il corredo funerario e resti di corpi inumati. A questi eccezionali ritrovamenti si aggiungono circa 50 tombe, collocate ad una minore profondità: potrebbe trattarsi di una necropoli punica.
I ritrovamenti più significativi riguardano due camere ipogee, rinvenute a una profondità tra i 5 e gli 8 metri sotto il livello della strada. Il primo ipogeo, risalente a circa metà del IV secolo a.C., a cui si accede tramite un pozzo rettangolare, presenta due camere funerarie di forma quadrangolare di circa quattro metri quadri, in cui sono stati rinvenuti i resti di cinque corpi inumati, tre adulti e due bambini, con il relativo corredo funerario costituito da alcuni vasi e piccoli oggetti in metallo databili alla metà del IV secolo a.C. circa.
Nella seconda camera ipogea, che si presenta come una struttura articolata su più livelli, si possono riconoscere diverse fasi architettoniche e di utilizzo, che sembrano coprire un arco temporale di almeno sette secoli. Un primo grande ambiente di forma rettangolare sembra essere il risultato dell’ampliamento e dell’unione, effettuati in epoca romana (intorno al II secolo d.C.), di preesistenti sepolture puniche del IV-III secolo a.C. Questo secondo ipogeo presenta una serie di sepolture ricavate lungo le pareti: in particolare si sono rinvenute sei tombe a cassettone, otto loculi e otto nicchie quadrangolari. Due delle tombe a cassettone hanno conservato al loro interno resti di inumati, mentre le sei tombe a fossa rettangolare sono state scavate direttamente sul pavimento della camera funeraria. Il rinvenimento, al loro interno, di materiale ceramico e di lucerne figurate e con bolli, oltre che di diversi inumati, lascia pensare ad un utilizzo dal II al IV/V secolo d.C. con una prima fase di culto giudaico e una seconda cristiana.
Nella parte più superficiale, tra 50 cm e 3,5 metri sotto il livello della strada, sono state rinvenute circa 50 tombe a pozzo e a fossa rettangolare che sembrano riferibili alla necropoli punica del IV-III secolo a.C..
“Quella di Marsala è una scoperta dall’altissimo valore archeologico – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Aberto Samonà – e ci regala l’occasione per ribadire quanto vasto e meraviglioso sia il patrimonio nascosto nel sottosuolo. L’attività di scavo preventivo, realizzata in tutta la Sicilia sotto la vigilanza delle Soprintendenze dei Beni culturali, ci ha consegnato negli ultimi mesi straordinari ritrovamenti, confermando quanto importante sia il controllo del territorio soprattutto nella fase di indagine che precede la realizzazione delle opere edili. Le scoperte di Marsala, sulle quali sono in corso i necessari approfondimenti, ci consegnano tasselli inediti di un territorio che ha ancora moltissimo da aggiungere alla ricostruzione della nostra storia. Al Governo regionale che rappresento – dice ancora l’assessore Samonà – il compito di creare le condizioni perchè questi ritrovamenti non siano il momento conclusivo di un’attività ma rappresentino la prima pagina di un nuovo libro che valorizzi la storia e l’identità dei luoghi“.
“Questi eccezionali ritrovamenti – dicono la Soprintendente di Trapani, Mimma Fontana e l’archeologa Giuseppina Mammina – ci consegnano una parte inviolata dell’antica necropoli. Le due camere ipogee aggiungono materiale prezioso che sarà oggetto di approfondimenti e analisi e grazie al quale saremo in grado di conoscere meglio il tessuto storico della città di Marsala“.
I lavori sono stati guidati dalla direzione scientifica dell’archeologa Giuseppina Mammina e sono condotti sul campo da Sharon Sabatini (SAMA Scavi Archeologici) e da Sebastiano Muratore, archeologo della ditta esecutrice. Al prezioso lavoro di scavo hanno contribuito gli operai Joan Sararu, Giuseppe Amodeo, Mirko Genna e Riccardo Ingarra.
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