A causa di lavori strutturali in casa Pfizer, in Italia sono arrivate meno dosi di vaccino contro il Covid-19. Con sempre meno farmaco in deposito, le Regioni danno l'allarme: sono a rischio i richiami.
Non è neanche passato un mese dall’inizio delle tanto attese vaccinazioni contro il Coronavirus in Italia: è già allarme richiami.
Nella giornata di ieri, infatti, in Italia sono giunte solamente 397.800 dosi di vaccino: il 29% in meno rispetto a quelle precedentemente concordate. Ma non solo: le consegne sono destinate a rallentare, nonostante la promessa di Pfizer di tornare ai normali regimi di consegna a partire dalla prossima settimana, alla fine di lavori strutturali che permetteranno una produzione di un numero più elevato di dosi.
A fronte di questa situazione, le Regioni non possono che entrare in allarme. Prima fra tutte, la Sicilia: solamente pochi giorni fa, in conferenza stampa a Catania, il presidente della Regione Musumeci spiegava come “abbiamo già esaurito le dosi a nostra disposizione e messo da parte quelle per il richiamo”, seguito dall’assessore alla salute Ruggero Razza, che annunciava di “valutare di sospendere le inoculazioni nelle province in cui non ci sono le dosi per i richiami”.
Secondo l’edizione odierna in edicola del Giornale di Sicilia, da parte dell’Isola il tentativo è stato fatto: si è provato ad acquistare in modo autonomo le dosi, ma senza risultato. Le Regioni, prima fra tutte la Sicilia, si trovano dunque in difficoltà: senza le dosi adeguate, si corre il rischio di non poter garantire a tutti i vaccinati la seconda dose di richiamo.
Mentre da parte del ministro degli affari regionali Boccia arriva la promessa di ripercussioni legali sul comportamento della Pfizer, non si può che essere certi, allo stato attuale, dello slittamento delle prossime fasi del piano vaccinale prestabilito il mese scorso dal Governo. Tra le ipotesi più quotate, nel caso più grave, rimane infine la collaborazione tra regioni: se le dosi non dovessero bastare per tutti, coloro che ne hanno conservate in numero più elevato potrebbero “passarle” alle regioni in ammanco.
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