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Vaccino anti-Covid, si parte con categorie a rischio: ecco quali

Il piano per la distribuzione del vaccino anti-Covid sembrerebbe essere pronto, ma l'attuazione avverrà solo dopo il via libera di Ema e Aifa: le ultime novità in merito.

Alla conclusione di un anno decisamente particolare e senza precedenti sembra intravedersi una luce in fondo al tunnel: il vaccino della Pfizer-Biontech è infatti già stato rilasciato per la somministrazione alla popolazione. Tuttavia, in Europa si aspetta il via libera dell’Ema, Agenzia del Farmaco Europea, per iniziare la campagna di vaccinazione, e in Italia l’ok dovrà arrivare anche dall’Aifa. Il parere delle agenzie coinvolte è previsto per la prossima settimana e successivamente si potrà iniziare con la somministrazione delle dosi.

Nell’idea della presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, i 27 paesi membri dell’Unione Europea dovrebbero dare il via alla vaccinazione dei propri abitanti tutti nello stesso giorno, nominato “V-Day”, Vaccine Day. Si tratterebbe di un forte segnale di unione da parte dei paesi UE, non solo simbolico ma anche al livello operazionale. Tuttavia, questa idea non sembrerebbe essere condivisa da tutti gli stati membri e potrebbe sfumare nei prossimi giorni.

Per quanto riguarda l’Italia, il piano è quello di procedere dando priorità alle categorie maggiormente a rischio e più esposte. Secondo quanto dichiarato dal commissario straordinario per l’emergenza Covid Domenico Arcuri al Corriere, la prima fase della vaccinazione vedrà protagonista la categoria di operatori sanitari e socio-sanitari, sia pubblici che privati, oltre agli ospiti e ai lavoratori delle residenze per anziani. Sarà inclusa anche la fascia di popolazione italiana over 60, dal più anziano in poi.

Successivamente, il secondo step vedrà il richiamo dei primi vaccinati e coinvolgerà anche le categorie di lavoratori maggiormente esposti o a rischio contagio, quali: forze dell’ordine, scuola, trasporto pubblico e carceri. Per quanto riguarda gli sviluppi successivi, è importante raggiungere il 70-80% di popolazione vaccinata per poter parlare di immunità di gregge, anche se il vaccino non sarà obbligatorio. A tal proposito, la necessità di una campagna di informazione sul vaccino sarà evidente se si vogliono ottenere dei risultati concreti.


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