Università in pillole

Ricercatrice italiana a Cambridge: “All’estero con il latino si può mangiare”

Questa è la storia di Lea, laureata Filologia Classica, che ha appena vinto il prestigioso Hare Prize per la sua tesi di dottorando. Il latino e il greco sono lingue morte? Non secondo l'esperienza della ricercatrice.

È italiana la vincitrice del prestigioso Hare Prize, il premio più prestigioso per gli studiosi classici, che viene consegnato annualmente alle personalità che si sono distinte per i loro studi e le loro ricerche. Si chiama Lea Niccolai, nata a Roma, che dopo aver concluso il liceo “Anco Marzio” di Ostia, ha continuato e insistito con la sua grande passione: latino e greco. Dopo aver conseguito anche la laurea magistrale alla Normale di Pisa, è volata via dall’Italia verso Cambridge, dove si è trasferita per frequentare un dottorato di ricerca in “Classics/ Oriental Studies”. Adesso lavora come ricercatrice. L’eccezione che conferma la regola ha commentato ad HuffPost così la sua scelta coraggiosa: “All’estero ho scoperto che con la cultura ‘si può mangiare’ e che le materie umanistiche non sono sempre una strada senza sbocchi“.

Si sa che la strada della cultura classica è un percorso a senso unico, che qui in Italia conduce solo verso la strada dell’insegnamento. “La società di oggi tende a privilegiare le competenze tecniche – ha dichiarato la ricercatrice-. Le materie umanistiche sono considerate una scelta di serie B e chi decide di studiarle viene visto come uno ‘senza le idee chiare’. Ma è una visione sbagliata“.

È un controsenso: l’Italia, patria della Magna Grecia e dell’Urbe, non valorizza gli studi sui popoli della classicità, anzi le prospettive lavorative sembrano scoraggiare chi vuole intraprendere questo percorso.”Qui c’è un approccio più interdisciplinare – commenta la vincitrice del premio –: l’insegnamento non è l’unico sbocco, non c’è la sensazione di camminare su un binario prestabilito. Chi studia materie umanistiche può decidere anche di intraprendere un percorso politico, giuridico, economico. Il laureato in questo campo è considerato un candidato dotato di forti capacità critiche, di un repertorio vasto di strumenti concettuali e un individuo con la capacità sempre più trascurata di leggere e comprendere testi complessi. Dunque, il mercato del lavoro perché non dovrebbe apprezzarlo?

Perché studiare latino e il greco? Si riaccende così l’eterno dibattito sul perché puntare ancora sugli studi classici. “Sono convinta che greco e latino siano strumenti di comprensione:– risponde Lea- grazie a loro scaviamo nei testi antichi, facciamo una sorta di lavoro di archeologia. Dobbiamo imparare a prenderci cura del nostro passato, delle ricchezze che abbiamo. In Italia, ad esempio, abbiamo un patrimonio culturale straordinario e la fortuna di avere una scuola statale di alto livello. Noi italiani insegniamo filosofia ai ragazzi delle scuole superiori, una materia che in altri Paesi è opzionale. Mettiamo, dunque, a disposizione degli studenti nozioni preziosissime. Che non dovrebbero mai essere considerate inutili.”

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