Il Comitato tecnico-scientifico chiarisce che nelle scuole gli alunni dovranno utilizzare solo la mascherina chirurgica e non quella in stoffa. Si pensa anche sanzioni disciplinari per chi si rifiuta di indossarla.

A pochi giorni dalla ripresa delle attività scolastiche, il governo e il Comitato tecnico-scientifico continuano a lavorare sul documento relativo alle regole cui attenersi all’interno delle scuole al fine di contenere la diffusione del contagio da Coronavirus.
In particolare, tra gli ultimi chiarimenti da parte del Cts c’è anche quello relativo alla tipologia di mascherine da utilizzare in classe e negli ambienti scolastici. Il Cts ha sottolineato che gli alunni dovranno utilizzare la mascherina chirurgica e non quella di stoffa. La mascherina chirurgica è, infatti, più sicura anche perché è usa e getta.
Il commissario straordinario Domenico Arcuri, però, ha più volte ribadito che non saranno i genitori a dover provvedere all’acquisto delle mascherine ma che esse verranno inviate ogni giorno agli istituti scolastici. In particolare, è prevista la distribuzione nelle scuole di 11 milioni di mascherine al giorno. Saranno, poi, gli istituti a dover organizzare la distribuzione dei dispositivi di protezione evitando di creare assembramenti.
I presidi degli istituti si dividono tra chi vuole provvedimenti disciplinari, fino alla sospensione, per gli studenti che non la indossano e chi, invece, vuole usare una linea più morbida.
Ad esempio, Nicoletta Puggioni del polo tecnico “Devilla” di Sassari sottolinea: “Non indossare la mascherina è un atto intollerabile che può danneggiare gli altri, i ragazzi devono capire l’importanza di questa cosa. E dunque prevediamo l’allontanamento dalla scuola per chi non le indossa“.
Invece, a pensarla diversamente è, ad esempio, Domenico Squillace, alla guida del liceo scientifico “Volta” di Milano, che si mostra contrario ai provvedimenti disciplinari affermando: “Se imbocchiamo la strada delle punizioni non andremo da nessuna parte. Serve un’opera di convinzione e di condivisione, siamo una comunità”.
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