Laurea e lavoro: il titolo di studio sembrerebbe fare la differenza rispetto ai tassi di occupazione. Ecco i dati di University Report.
Quanto conta in Italia possedere un buon titolo di studio per ottenere un lavoro? Stando ai dati del nuovo University Report si tratta di un aspetto essenziale, che può condizionare il tasso di occupazione del Paese. Sembrerebbe, infatti, che in uno Stato dal livello eccezionale di disoccupati, la laurea possa rappresentare una piccola ancora nella tempesta.
In generale, i tassi di disoccupazione in Italia tratteggiano una situazione tutt’altro che incoraggiante, con un deciso incremento rispetto a dieci anni fa. Nel mercato del lavoro italiano, tra l’altro, si può osservare una forte esasperazione dei non occupati man mano che decresce il livello di istruzione e formazione.
Il numero di disoccupati tra coloro che non possiedono un titolo di studio o che, tutt’al più, possiedono la quinta elementare aumenta di ben quattro volto rispetto ai laureati. Se si prende in considerazione la licenza media, invece, il divario evidenziato è di circa tre volte superiore rispetto ai cittadini che hanno conseguito una laurea. Scende ancora a circa due volte, se messi a confronto con diplomati.
La preoccupazione per gli scarsi livelli di occupazione in Italia cresce a dismisura se si guarda a quella giovanile. Facendo affidamento ai dati Istat, infatti, il tasso di disoccupazione tra i giovani sotto i 35 anni si aggira intorno al 14,8%. Anche in questo caso si può notare come il titolo di studio faccia una notevole differenza.
Il tasso di disoccupazione giovanile, in effetti, è dell’11,9% fra i laureati, con una distanza di oltre 15 punti percentuali
rispetto al tasso di disoccupazione di chi non ha alcun titolo di studio (27,0%).
Interessante è notare come la considerazione sul piano occupazionale del titolo di studio sia cresciuta nell’ultimo decennio. Se si prende in considerazione i primi cinque anni del periodo considerato (dal 2009 al 2019), si può osservare come la disoccupazione sia aumentata diffusamente, ma con tassi minori fra i laureati. Nei cinque anni successivi, al contrario, è calata diffusamente la disoccupazione ma con tassi più elevati fra i laureati.
Dunque sembrerebbe che la laurea rappresenti un porto sicuro nella tempesta del mondo del lavoro in Italia.
Il problema già allarmante della disoccupazione giovanile assume contorni ancora più cupi se si fa riferimento ai Neet. I Neet sono quei giovani, tra i 18 e i 35 anni, che non studiano, non lavorano, non intraprendono un percorso di formazione.
In Italia questi ultimi si aggirano intorno ai tre milioni, con maggiore concentrazione nel Mezzogiorno e fra le donne. Anche in questo caso, però, la laurea fa la differenza: nel 2019 sono circa 370mila i neet laureati, mentre i rimanenti 2 milioni e 600 circa non possiedono una laurea.
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