L’Università di Catania alla ricerca di vita extraterrestre: 3 missioni coinvolgono la Sicilia

Tre importanti missioni spaziali partiranno dalle città di Catania e Palermo. Lo scopo? Scoprire vita extraterrestre studiando i pianeti extrasolari e la combinazione chimica delle loro atmosfere.

Il sistema solare a cui appartiene il nostro pianeta Terra non è l’unica “composizione” di stella e corpi celesti possibile nell’universo. Sappiamo di appartenere ad un sistema planetario composto da otto pianeti di cui solo il nostro sembra in grado di ospitare la vita. Ma sappiamo anche che questo sistema appartiene alla galassia chiamata Via Lattea, che a sua volta fa parte del Gruppo Locale formato da 70 galassie con un numero praticamente enorme di pianeti. E in ultimo (forse) gli ammassi di galassie sono a loro volta numerosissime. Un’affascinante matrioska dove potrebbero celarsi altre forme di esistenza.

Pertanto a cercare di scoprire la vita extraterrestre ci pensa la Sicilia, grazie ad una ricerca italiana ed europea divisa in tre missioni: Plato, Ariel e Athena, che partiranno tra il 2026 e il 2030. A far da guida saranno le città di Catania e Palermo.

La missione Plato

Plato è la terza missione scientifica di classe media selezionata dall’Agenzia spaziale europea (Esa) nell’ambito di un programma chiamato Cosmic Vision in corso dal 2015. Si tratta di un satellite munito di 26 piccoli telecopi che sarà sfruttato nella ricerca di pianeti extrasolari, detti esopianeti, ruotanti intorno a stelle brillanti. Il lancio è previsto per il 2026 e uno dei responsabili è Isabella Pagano, direttrice dell’INAF (Osservatorio Astrofisico di Catania).

Per la strumentazione e la selezione delle stelle dove andare a ricercare gli esopianeti c’è il coinvolgimento dell’Agenzia spaziale Italiana e delle città di Catania, Padova e Palermo. Le stelle ritenute interessanti al fine della ricerca verranno selezionate sotto la responsabilità di Gianpaolo Piotto (Università di Padova) e verranno catalogate in quattro tipologie di cui una sotto la cura della ricercatrice di Palermo Loredana Prisinzano, che racconta: “Lavoro alla selezione delle stelle più piccole che osserverà Plato, stelle rosse, le più interessanti dal punto di vista della ricerca di un pianeta simile alla Terra. Così, stiamo lavorando attivamente per un telescopio in grado di scoprire nuovi pianeti extrasolari”.

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Si vuole, secondo Prisinzano “andare a cercare altri sistemi, molto simili al nostro. Perché lo scopo è sempre lo stesso: rispondere alla domanda se esista la vita oltre la Terra“. E il direttore dell’Osservatorio, Fabrizio Bocchino aggiunge: “La scoperta degli esopianeti ha smontato l’idea che il nostro sistema solare sia il prototipo di tutti i sistemi stellari. Quando si scopriranno biomarcatori, indicatori dell’esistenza della vita, per l’uomo sarà la vera rivoluzione”.

La missione Ariel

Nel 2028 è invece fissata la missione Ariel, acronimo di Atmospheric Remote-Sensing Infrared Exoplanet Large-survey, scelta dall’Agenzia spaziale europea e dedicata questa volta allo studio delle atmosfere dei pianeti in orbita attorno a stelle distanti. Si conta che nell’arco di quattro anni verranno osservati oltre mille esopianeti al fine di rivelare la composizione chimica delle loro atmosfere. I dati raccolti saranno fondamenti nello studio scientifico della formazione ed evoluzione dei sistemi planetari, oltre alla ricerca di stelle e sistemi solari simili al nostro.

In questa missione – illustra Giuseppina Micela, ricercatrice dell’Osservatorio astronomico di Palermo che guida la squadra – mettiamo insieme la ricerca e l’aspetto industriale. La tecnologia che c’è nelle missioni spaziali è sempre alla frontiera, cioè non è mai tecnologia disponibile“. In Italia siamo responsabili del telescopio: “Dovrà lavorare – continua la ricercatrice – in condizioni spaziali che sono piuttosto dure, a temperature molto basse. I telescopi in alluminio si fanno sulla Terra, ma per lo Spazio i telescopi grandi non sono mai stati fatti in alluminio. Lo realizza una ditta in Lombardia coordinata da Palermo“.

La missione Athena

In ultimo nel 2030 partirà Athena, in cui ci sarà ancora l’apporto scientifico della Sicilia. Il nome è l’acronimo di Advanced Telescope for High Energy Astrophysics ed è la seconda missione di gran classe dell’Esa. Sarà il grande osservatorio di Astrofisica in raggi X appartenente alla prima generazione candidando l’Europa a diventare leadership del settore. Athena permetterà di studiare la formazione e l’evoluzione delle sorgenti energetiche e calde, buchi neri, lampi gamma, sorgenti di onde gravitazionali, oscillazioni dello spazio-tempo, fino all’epoca in cui ci sono formate le prime stelle super-massicce. Gli strumenti del telescopio Athena saranno avanzatissimi, combinando un telescopio di grande area con due strumenti di piano focale.

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