Si vedono tanti diversi tipi di carte da gioco provenienti da tante diverse parti del mondo, costituite da diverse materiali e realizzate in diverse forme. Le conosciamo perlopiù come tessere rettangolari, ma in India possiamo trovare persino mazzi di carte rotonde. Grandissima è anche la varietà dei disegni che le caratterizzano.
Le carte vengono disegnate ancora oggi secondo antiche memorie trasmesse di padre in figlio e custodite gelosamente. Dietro un mazzo di carte vi è infatti un mondo di misteri e di simboli. In ogni mazzo si incontrano numeri, colori e figure che non sono mai lasciate al caso. Ogni mazzo di carte si ricollega ad un’antica tradizione che ha percorso secoli di storia e di costume.
Le carte da gioco sono passate infatti per le mani di principi, di cavalieri, di dame, di mercanti, di avventurieri, di contadini e di avventori delle taverne. Sono state lette e interpretate da cartomanti ed esoteristi. Il mondo delle carte ci rimanda ad avventure, reami, guerre e imprese gloriose. Al gioco delle carte si ricollega spesso anche il gioco amoroso, non poche sono infatti le metafore e i rimandi tra l’abilità di giocare con maestria la propria partita e l’arte della seduzione.
Le carte sono uno dei giochi più diffusi in Occidente, anche se non è molto chiaro quando iniziarono a circolare con esattezza nel Vecchio Continente. Alcuni sostengono che Marco Polo abbia conosciuto le carte da gioco in Cina e le abbia riportate poi a Venezia, altri sostengono che a favorire in modo decisivo la diffusione delle carte in Europa sia stato l’incontro con gli arabi. Nei secoli sono stati creati molti differenti tipi di carte. Le carte sono diventate oggetto dell’arte delle corti Rinascimentali, così come prodotto di una complessa e affascinante arte popolare.
In Sicilia il gioco delle carte si è radicato in modo molto profondo, diventando un elemento significativo dell’identità culturale dell’Isola. Tra tutti i mazzi di carte regionali, infatti, quello siciliano è tra i più diffusi e conosciuti in tutto il Sud Italia. Gli arabi sono stati i primi a disegnare le carte da gioco con i semi che sono ancora oggi diffusi al Sud. I mamelucchi giocavano con un mazzo di carte diviso in quattro diversi semi: i “dhiram”, che in Italia diventeranno i “denari”, i “tûmân”, cioè le “coppe, le “suyûf” ovvero le scimitarre che saranno poi le nostre “spade” e i “jawkân” vale a dire i “bastoni”. Questi stessi semi li troviamo nei tarocchi siciliani. Le carte da gioco siciliane hanno una discendenza diretta dagli arcani minori del mazzo dei tarocchi siciliani. I semi delle carte restano gli stessi, ma mutano gli otto, i nove e i dieci, sostituiti dalle figure della donna (diventata poi “fante”), del cavaliere e del re, figure tipiche del medioevo dei Paladini di Francia e delle loro epiche avventure. Gli arabi però non hanno avuto influenza diretta solo sulla Sicilia, ma anche sulla Spagna. Se le carte arabe si erano già diffuse nel Medioevo, nei primi anni della modernità il loro uso si consolidò in Sicilia durante la dominazione spagnola, tanto che le carte siciliane di oggi sono considerate un sottogruppo delle cosiddette “carte spagnole”.
Nelle carte siciliane ogni seme è composto da 10 carte, ovvero da un asso, dai numeri dal due al sette, da fante, cavallo e re, rappresentati come
Le carte restano uno giochi più amati dai siciliani, ma sono anche molto di più. La loro iconografia ispira torna nei murales, nell’oggettistica, persino nella moda. Dolce & Gabbana hanno riproposto le carte siciliane persino per colorare lo sportello di un frigorifero disegnato dall’omonima maison. Diversi artisti contemporanei si ispirano alle figure delle carte siciliane, uno su tutti Francesco Toraldo, che ne reinterpreta in chiave pittorica simboli, numeri e figure.
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