Il Covid-19 in Sicilia avrebbe provocato, allo stato attuale, meno decessi che nel resto del Paese. Ad affermarlo è stato Ruggero Razza, assessore regionale alla Salute, durante un’intervento all’Ars, in cui ha presentato in numeri sull’epidemia relativi all’Isola. “La Sicilia -ha dichiarato – è penultima in Italia per tasso di mortalità“.
“La prima provincia è Catania -ha continuato Razza – poi Messina, Palermo e a seguire le altre province che oscillano da un massimo di 7 casi di decessi a un minimo di 3. L’età media è di 77,5 anni e una parte consistente di coloro che hanno perso la vita perché positivi presentava patologie preesistenti“.
Stando alle cifre rilasciate dall’assessore, il massimo dei casi positivi si sarebbe registrato il 22 marzo, mentre l‘età media dei contagiati si assesterebbe sui 57 anni, con una prevalenza (il 49%) di individui tra i 50 e i 69 anni. Le città più colpite sarebbero, invece, Catania, Messina, Troina e Caltanissetta.
Coronavirus, i dati in Sicilia: l’aggiornamento della Regione
“Siamo anche la Regione che ha posto obblighi di isolamento più ampi per soggetti non positivi – ha sottolineato Razza- nella prima settimana di aprile e nella seconda settimana di aprile, visto il tempo di incubazione della malattia, si possono misurare le misure di contenimento del governo nazionale e di quello regionale”.
“Negli ultimi giorni – ha sostenuto, affrontando il tema dei tamponi- le prove a tampone effettuate sono aumentate e oggi si arriverà a 25mila. Ad oggi siamo a una potenzialità di circa 1800 esami al giorno“. Per quanto riguarda la fatidica “fase 2”, infine, l’assessore ha precisato come il contenimento sociale resti l’arma più potente contro il Covid-19, mentre si prevedono già tamponi, test sierologici e altri esami su vasta scala per verificare la “patente d’immunità”.