Da quasi un mese, Catania, come il resto delle città italiane, si trova in regime di lockdown. La chiusura totale dovuta all'epidemia da Coronavirus, però, non viene effettivamente rispettata da tutti.
Lo scorso 10 marzo, a seguito del veloce diffondersi dell’epidemia da Covid-19, il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha dichiarato tutta l’Italia “zona rossa”. Qualche giorno dopo, è stata decisa la chiusura di ogni genere di attività commerciale non indispensabile. In poche parole, gli italiani, ora come allora, possono uscire solo per comprovate necessità: lavoro, spesa di beni indispensabili, assistenza per parenti in difficoltà.
Da allora, tutto il popolo italiano ha assistito al vero e proprio avvento di “città fantasma”, con le vie dei centri storici totalmente deserte. Una vera e propria pagina di storia, che si sta scrivendo giorno dopo giorno. Eppure, nonostante i divieti, in moltissime città l’hashtag #iorestoacasa non è esattamente lo specchio delle effettive abitudini dei cittadini. Anche a Catania, le restrizioni non sembrano essere rispettate alla lettera da tutti.
Se la gran parte dei catanesi si è abituata a questa nuova condizione di quarantena forzata, altri non hanno recepito il messaggio. Così, se già dalla prima settimana di lockdown la città etnea si è fatta notare per comportamenti negativi, a distanza di quasi un mese la situazione sembra essere rimasta invariata.
A dimostrazione di questo fatto, vi sono i semplici dati. Basti pensare alla giornata di oggi: in una strada centrale come Via Passo Gravina, alle 9:30 è stato registrato il passaggio di 34 auto, 5 scooter, 2 moto, 1 bus. Tutti questi mezzi, sono passati in un minuto soltanto. Com’è possibile che vi siano così tanti mezzi in giro, in un orario dove coloro che lavorano ancora in sede sono già in servizio da tempo? Quale motivo c’è, dietro queste uscite?
Se è vero che via Passo Gravina sia un’arteria centrale della città, soprattutto per chi arriva dai Paesi Etnei (ma non erano assolutamente vietati gli spostamenti da un comune ad un altro?!) e che il traffico odierno non è certamente paragonabile a quello di un giorno di “normalità”, è anche vero che il numero di auto in circolazione rimane altissimo.
Una situazione simile si è venuta a creare ieri pomeriggio nei pressi della rotonda di Nesima, dove si è reso necessario l’intervento delle Forze dell’Ordine per eseguire controlli a tappeto. Perché, in pieno pomeriggio domenicale, giorno in cui da circa due settimane tutto resta chiuso, c’è così tanta gente in giro sulla propria auto? Quanti motivi saranno risultati veramente accettabili, e quali no?
Altro caso è quello del viale Mario Rapisardi, dove un lungo via vai di auto attraversa la lunga arteria, soprattutto nelle ore di punta; ancor peggio se trattasi del weekend, con lo scorso sabato invaso da auto in carreggiata e parcheggiate (alcune anche in doppia fila).
Se da una parte si resta esterrefatti dalle immagini del centro storico catanese totalmente vuoto, non si può dire che sia ovunque così. Le periferie, in particolare, restano ancora particolarmente trafficate. Non bastano multe, divieti, la minaccia stessa di un virus invisibile e sfortunatamente letale, a far capire a quella minoranza indisciplinata che è finito il tempo per scherzarci su. Non bastano i continui appelli alla popolazione: restate a casa, i numeri si stanno abbassando, ma siamo tutti a rischio.
Non basta neanche pensare che, se le restrizioni venissero rispettate alla lettera, la cosiddetta “fase 2” potrebbe iniziare molto presto. Catania resta la provincia con più casi di Coronavirus in Sicilia: potrà mai cambiare la situazione, se prima i catanesi non si decidono a cambiare le proprie abitudini sbagliate?
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