In queste ore molti sostengono una possibile utilità del farmaco Avigan nella lotta al Coronavirus: ecco quanto è noto finora e la risposta ufficiale dell'AIFA.
Il video sul farmaco Avigan che consentirebbe di combattere il Coronavirus ha fatto in poche ore il giro del web, scatenando una serie di commenti e risposte tra chi sostiene la sua efficacia e chi, invece, ritiene che non sia così efficace.
Tutto è iniziato da un video postato su Facebook dal farmacista romano Cristiano Aresu. Il farmacista, nel video di tre minuti girato a Tokyo, in Giappone, sosteneva che l’utilizzo dell’Avigan nella lotta al Coronavirus aveva permesso al Giappone di “tornare a respirare” e che gli italiani avrebbero dovuto chiedere “a gran voce” l’utilizzo di questo farmaco, attualmente non in uso negli Stati Uniti e in Europa.
Il video è stato poi ripreso anche dal Corriere della Sera, che intervistando Aresu, in uno dei virgolettati riportava che il farmaco: “blocca il progredire della malattia nel 91% dei casi“.
Il Favipiravir (Avaigan è il nome commerciale) è un farmaco antivirale sviluppato dall’azienda farmaceutica Toyama Chemical (del gruppo giapponese Fujifilm) attivo contro alcuni tipi di virus a RNA. Il farmaco è in uso in Giappone dal 2014 per il trattamento di influenze provocate da virus influenzali nuovi o riemergenti, tuttavia l’utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Inoltre, lo stesso utilizzo del farmaco è stato sospeso per un certo periodo per l’emergere di alcuni effetti collaterali e solo di recente è stato riammesso all’uso per i casi di emergenza.
Di recente, lo stesso governatore del Veneto Luca Zaia ha affermato che l’Avigan verrà sperimentato nella lotta contro il Coronavirus anche nella regione da lui amministrata, una delle più colpite dalla pandemie.
Le voci circolate sull’Avigan e sulla sua utilità nel contrasto al Coronavirus hanno spinto anche l’Agenzia Italiana del Farmaco a rispondere, esprimendo diverse perplessità sull’uso del Favipiravir. “Ad oggi, non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da COVID-19 – si legge sul sito dell’AIFA in un documento condiviso online -. Sono unicamente noti dati preliminari, disponibili attualmente solo come versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti a revisione di esperti), di un piccolo studio non randomizzato, condotto in pazienti con COVID 19 non grave con non più di 7 giorni di insorgenza, in cui il medicinale favipiravir è stato confrontato all’antivirale lopinavir/ritonavir (anch’esso non autorizzato per il trattamento della malattia COVID-19)”.
Tuttavia, alcuni dati dimostrerebbero una potenziale efficacia del farmaco contro il Covid-19, anche se nulla è definitivo. “Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir – si legge ancora sul sito dell’Agenzia -, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia”.
Anche per questa ragione, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha stabilito che la commissione, in data odierna, “si esprimerà in modo più approfondito rispetto alle evidenze disponibili per il medicinale favipiravir”.
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