Secondo la Corte d’Appello di Torino, che ha confermato quanto stabilito dai giudici di Ivrea nel 2017, l’uso prolungato del telefono potrebbe causare tumori alla testa. La sentenza arriva dal caso di un dipendente Telecom, colpito da un neurinoma del nervo acustico. Il giudizio ha riaperto il dibattito sulla questione, chiuso l’estate scorso da un rapporto congiunto tra l’Istituto Superiore di Sanità, Arpa Piemonte, Enea e Cnr-Irea che ha negato il collegamento tra l’uso del cellulare e la patologia.
La Corte d’Appello ha condannato l’Inail a garantire una rendita vitalizia al dipendente che ha aperto il caso. Secondo i giudici esisterebbe infatti un nesso tra l’utilizzo fatto dal lavoratore e la malattia.
“Una sentenza storica, come lo era stata quella di Ivrea, la prima al mondo a confermare il nesso causa-effetto tra il tumore e l’uso del cellulare – spiegano gli avvocati del dipendente Telecom – La nostra è una battaglia di sensibilizzazione. Manca informazione, eppure è una questione che interessa la salute dei cittadini. Basta usare il cellulare 30 minuti al giorno per 8 anni per essere a rischio”.
“Sulle scatole dei cellulari – commenta l’ex lavoratore – bisognerebbe scrivere “Se non usato correttamente, nuoce gravemente alla salute”. Ecco cosa servirebbe. La sentenza di oggi contribuisce all’informazione sul tema e la questione riguarda anche i bambini, che sempre più utilizzano i cellulari. Lo Stato non sta informando, anzi”.