Stesicoro, stando alla leggenda, avrebbe perso la vista come punizione per aver accusato di adulterio nei suoi versi Elena di Troia.
Stesicoro, conosciuto anche come Tisia, fu uno dei più grandi poeti greci dell’antichità, originario della Sicilia e paragonato da alcuni persino a Omero. Come accade di consueto quando si è in presenza di autori antichi, non molte notizie sono pervenute circa la sua vita ed è forse proprio per questa ragione che la sua esistenza si confonde con la leggenda. Si narra, infatti, che il poeta siculo divenne cieco dopo aver scatenato l’ira di Elena di Troia, descritta dai suoi versi come un’adultera. La sua mente scaltra, comunque, gli avrebbe consentito di cambiare le carte in tavola.
Nato con molta probabilità a Imera, importante colonia greca nell’attuale provincia di Palermo, condusse la sua esistenza per lo più in Sicilia, ma fu chiamato a svolgere la sua attività poetica anche nella Grecia continentale. Il suo vero nome sarebbe Tisia, mentre l’appellativo di Stesicoro gli sarebbe stato dato per via della sua abitudine a comporre canti corali in triadi, composte di strofe, antistrofe ed epodo. In effetti, in greco il nome Stesicoro significherebbe proprio “ordinatore di cori”.
Per un certo periodo visse e operò presso la corte di Falaride, tiranno di Agrigento crudele ma appassionato amante della poesia. Quando il tiranno decise di invadere la colonia di Imera, tuttavia, Stesicoro fu costretto a fuggire, trovando rifugio a Catania. Tra le più aperte e libertarie della Magna Grecia, il poeta condusse qui la restante parte della sua vita e il suo esempio fu trasferito da moltissimi discepoli, i quali crearono una vera e propria scuola citraetica (canti corali accompagnati con la cetra) sotto il Vulcano.
Morì in tarda età proprio a Catania, dove, secondo alcune versioni, sarebbe stato seppellito proprio al di sotto della piazza che oggi prende il suo nome, o probabilmente nei pressi della Chiesa di San Gaetano alle Grotte. Ancora oggi il poeta siculo resta uno dei personaggi più illustri e simbolici per la città etnea, tanto che a lui è intitolata anche Piazza Stesicoro, uno dei luoghi di ritrovo più importanti del centro.
I componimenti di Stesicoro ruotano attorno ai personaggi classici della mitologia, tra cui quelli riguardanti amori sfortunati e, in particolar modo, la saga di Troia. La leggenda narra che un giorno il poeta siculo si trovò a cantare le vicende di Elena di Troia di fronte a un gruppo di Ateniesi. Nei suoi versi Stesicoro descriveva la regina greca pronta a gettarsi nuda tra le braccia dell’amante Paride, accusandola, di fatto, di adulterio.
La leggenda narra ancora che, quella stessa notte, il poeta ricevette in sogno la visita di Elena, la quale, adirata per essere stata descritta come una donna infedele, lo maledì. Al suo risveglio, in effetti, Stesicoro scoprì di essere diventato del tutto cieco. Il poeta, comunque, non si arrese a essere succube della maledizione di Elena e decise di ritrattare la sua versione, nella speranza di ottenere l’indulgenza della regina greca dell’Iliade.
Sarebbero nate da questa esigenza le due Palinodie di Stesicoro, i canti lirici attraverso cui viene rivalutato il personaggio di Elena di Troia e sono ridimensionate le sue responsabilità. Nella prima delle due opere il lirico non riuscì, però, a scagionare del tutto il suo personaggio dall’accusa di adulterio, spingendolo così a comporre la seconda Palinodia.
In quest’ultima Elena non sarebbe mai partita con Paride alla volta di Troia, bensì sarebbe stata soltanto la sua immagine a farlo. La moglie di Menelao, tuttavia, sarebbe poi giunta alla corte di Proteo in Egitto solo attraverso l’aiuto della dea Era. In questa versione del mito, di cui, tuttavia, sono giunti ai giorni nostri solo pochi frammenti, Elena non sarebbe mai stata una moglie infedele.
In seguito alla stesura di quest’opera la vista fu restituita a Stesicoro. Più verosimilmente, comunque, la ritrattazione del poeta sarebbe dovuta al suo timore di ritorsioni da parte degli Spartani e dei Locritani, devoti al culto del mito di Elena. Fingendosi cieco e riscrivendo poi la sua opera, Stesicoro avrebbe non solo evitato possibili vendette, ma si sarebbe anche approfittato dei profitti della versione ritrattata ai nuovi committenti, dimostrando al mondo la sua scaltrezza e il suo genio non comune.
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