Oltre duecento lavoratori dipendenti licenziati e un altro centinaio di impiegati a progetto mandati a casa. Questi i numeri del fallimento del call center QÈ di Paternò nel 2016, una vicenda mai chiarita del tutto, un dissesto che oggi si scopre pilotato. L’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Catania, Brescia e Milano, ha portato agli arresti domiciliari Patrizio Argenterio, 64 anni, presidente del CdA e amministratore, di fatto, della “Qè Srl” di Paternò.
Argenterio è indagato per omesso versamento dell’Iva, falso in bilancio e bancarotta fraudolenta. Tra il 2014 e il 2017 è stato sostituito da Mauro De Angelis, il quale è stato raggiunto dall’interdittiva del divieto temporaneo per 6 mesi di esercitare ruoli direttivi. Quest’ultimo era già noto per essere stato ai domiciliari nel 2017 per un’indagine della Procura di Roma sempre per l’ipotesi di bancarotta fraudolenta.
Alla fine del 2016, la “Qè Srl”, fornitrice del servizio di call/contact center ad aziende di rilevanza nazionale (tra le quali Enel Energia, Sky e Inps), chiuse i locali. Una chiusura, secondo la GdF, che ha costituito “uno dei dissesti aziendali che più ha impattato sul tessuto economico-sociale del territorio etneo”. Nel giugno 2017, il Tribunale di Catania dichiarò il fallimento della società paternese gravata, tra l’altro, da debiti erariali non assolti per circa 14 milioni di euro.
Il dissesto finanziario della “Qè Srl” iniziò nel 2012 quando il patrimonio netto non più esistente (saldo negativo di oltre un milione di euro) venne occultato dagli amministratori attraverso la redazione di bilanci fasulli al solo scopo di proseguire fraudolentemente l’attività. Eppure, la società di call center dal 2009, anno di sua costituzione, usufruiva anche di agevolazioni finanziarie e di crediti d’imposta riservati alle aziende localizzate nel Mezzogiorno per l’assunzione di lavoratori svantaggiati.
L’operazione nota come “Who is” si è avvalsa di intercettazioni telefoniche e ambientali, di perquisizioni locali, dell’analisi di documentazione bancaria e di informazioni di ex dipendenti.
Il management della “Qè Srl” nel 2015, in pieno dissesto, dopo aver beneficiato di tutti i contributi e gli sgravi possibili concessi per l’insediamento in Sicilia dell’attività aziendale, ha iniziato lo svuotamento delle casse sociali effettuando pagamenti e cessioni distrattive di beni a beneficio di imprese riconducibili direttamente alla cerchia degli indagati.