Concorsi all'Università di Catania: dopo l'inchiesta "Università bandita", il rettore Priolo annuncia alcuni cambiamenti per la formazione delle commissioni che giudicheranno.

Lo scorso 28 giugno la Procura di Catania annunciava tutti i dettagli dell’inchiesta “Università bandita”, l’operazione che coinvolgeva oltre 60 docenti universitari, tra questi alcuni professori dell’Università di Catania accusati di presunta associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta e altro.
Nella lente d’ingrandimento della Polizia di Catania sono finiti 27 concorsi, che si pensa possano esser stati truccati grazie a un sistema “sommerso”, così come è stato definito dal procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. Ed è per questo che si torna a parlare di concorsi universitari in un’intervista esclusiva rilasciata dal rettore, il prof. Francesco Priolo, a LiveUnict:
“Le commissioni per i concorsi – dichiara il rettore Priolo ai microfoni di LiveUnict – venivano formate secondo una procedura valida che viene usata in molte università italiane, cioè 6 docenti vengono prescelti dal Consiglio di Dipartimento per entrare in commissione e, tra questi 6, un sorteggio ne seleziona 2. Il membro interno è scelto dal dipartimento, come è previsto dalla Legge”.
“In questa fase – annuncia il Magnifico – insieme ai Direttori di dipartimento, abbiamo scelto di proporre ai dipartimenti di spogliarsi di questo diritto di proporre i 6 docenti. E abbiamo proposto ai docenti di adottare la stessa procedura del Ministero che, per le abilitazioni nazionali, fa un interpello e chiede a tutti i docenti d’Italia chi sia disponibile per far parte della commissione. Ed è così che, tra quelli che sono disponibili, si fa un sorteggio”.
Il rettore dell’Università di Catania ha quindi proposto ai vari dipartimenti di iniziare a formare le commissioni lanciando una call a livello nazionale e coinvolgendo gli esperti di uno specifico settore in tutta Italia. Si tratta di un chiaro segnale per il mondo accademico e per la città di Catania, che è rimasta sicuramente colpita dall’operazione, ma è anche un modo per riabilitare la figura dell’Ateneo catanese.
L’Università di Catania ha difatti dovuto fare i conti con un danno all’immagine che non è da poco, tanto è vero che nei mesi passati diversi docenti hanno alzato la voce, opponendosi all’etichetta “Università bandita”. Tuttavia pare che il danno all’immagine non abbia influito sulle immatricolazioni: “I dati sono confortanti – conferma il Rettore – il numero delle iscrizioni è in linea con quello dello scorso anno. Alla fine non c’è stato un calo d’immatricolazioni, ma c’è chiaramente un calo d’immagine e di questo dobbiamo tenere conto per ripartire”.
“Non posso sottolineare il fatto che – ribadisce Priolo – in un momento complesso come quello che ha passato la nostra università, noi abbiamo un problema di immagine. Per questo ho nominato un delegato alla Trasparenza e alla Legalità, il prof. Maurizio Caserta, con il quale sono in costante contatto. Ritengo che non occorra solo agire bene, bisogna anche fare in modo che l’azione sia trasparente”.
“Trasparenza” è stata la parola d’ordine sulla quale Priolo ha costruito una campagna elettorale andata a buon fine, ottenendo alle elezioni il consenso compatto da parte del mondo accademico catanese. Ma è soprattutto di trasparenza che si deve parlare in relazione al reclutamento universitario, “le cui procedure sono gestite direttamente dagli atenei attraverso concorsi locali”. Ed è per questo che, a prescindere dall’esito delle indagini, si spera che la trasparenza diventi la normalità.
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