Nell’Università della Basilicata arriva il doppio libretto per gli studenti transgender. A darne notizia è Arcigay Basilicata che parla di una conquista dei diritti per la comunità Lgbt lucana.
Viene istituita la “carriera alias” che permette di utilizzare all’interno dell’ateneo una documentazione rispettosa dell’identità eletta in quanto corrispondente al proprio aspetto, garantendo una piena tutela della privacy nella carriera accademica e nella fruizione dei servizi.
Mappa delle università che tutelano studenti trans: c’è anche Catania
Arcigay Basilicata spiega come questo sistema della carriera “alias” eviti i disagi che lo studente transgender è costretto a vivere ogni qualvolta si presenti ad un appello d’esame. Infatti, nel momento in cui il docente, con libretto alla mano, chiama lo studente con il nome scelto in conformità al genere sessuale percepito, diverso da quello indicato sul documento, questo si trova sottoposto a umiliazioni e discriminazioni. La carriera “alias” evita tutto questo.
La consigliera nazionale e tesoriera di Arcigay Basilicata, Pia Adriana Ciminelli, lo considera come “un pregevole passo in avanti, una conquista per la tutela degli studenti e delle studentesse transessuali”. La consigliera continua spiegando come questo agevoli molto la carriera dello studente soprattutto nella sfera emozionale e relazionale e favorisca il benessere psicofisico insieme al sereno sviluppo della carriera universitaria.
Il percorso per l’istituzione del doppio libretto fu permesso grazie alla presidente di Arcigay Basilicata, Morena Rapolla, che ne fece richiesta alla rettrice Aurelia Sole. L’istituzione della carriera alias da parte dell’Ateneo della Basilicata rappresenta un forte segnale verso una società ancora gravemente affetta da discriminazioni e pregiudizi, che generano una forte stigmatizzazione nei confronti dei transgender. Naturalmente ciò ricade nel poco sano sviluppo della propria personalità ogni qual volta si debba mostrare il proprio documento di identità – afferma Rapolla. Ciò non è solo fonte di disagi a livello emozionale, ma anche una violazione della privacy dei soggetti in transizione, costantemente obbligati a esibire documenti d’identità.
Esempi di libretti “alias” già sono previsti anche in Sicilia (Messina, Palermo e Catania) e in generale anche al Sud Italia (Napoli, Salerno, Bari) oltre che al nord (Genova, Torino, Milano, Trento, Venezia, Verona e Padova, poi Pavia, Bologna, Firenze, Urbino e Perugia).