È certamente noto il drammatico numero di laureati presenti nel nostro paese – su scala europea infatti, l’Italia occupa giusto il penultimo posto. A 3 anni dalla laurea, in Italia, vengono impiegati soltanto il 62,8% dei neo-laureati. Ma, come riporta il Sole 24 Ore, pare che le Università italiane si stiano mettendo all’opera per riuscire finalmente a colmare il mancato incontro tra domanda e offerta lavorativa. Proprio a tal scopo, l’Università ha intenzione di colmare ‘il gap’ inserendo corsi di laurea che garantiscano, ai nuovi studenti, maggiori sbocchi lavorativi.
Infatti l’Università ha richiesto l’accreditamento per 33 lauree puntando alle discipline avanguardistiche STEM – Science, Technology, Engineering and Mathematics – ossia quelle relative all’ambito scientifico-tecnologico. Altre 16, invece, riguarderanno l’ambito sanitario e 14 quello turistico.
Il presidente dell’Anvur, Paolo Miccoli, ha così commentato: “C’è una nutrita presenza di corsi abbastanza innovativi con attenzione in particolare agli aspetti di Ingegneria Territoriale, di Scienze Nutrizionali e Agroalimentari, oltre a un buon numero di corsi in lingua inglese. Tutto sommato credo che gli atenei abbiano saputo intercettare sia l’importanza degli esiti occupazionali ma anche le nuove tendenze tipo Artificial Intelligence, Design, Gestione dati”.