“Università bandita”, le parole degli studenti: “Avete ucciso un’istituzione”

Lo scandalo dei concorsi truccati ha assunto le proporzioni di un caso nazionale. La delusione è soprattutto tra gli studenti, che si sentono traditi e delusi dall'istituzione universitaria, ma anche indignati per quanto successo a Catania e in Italia.

Il terremoto che ha colpito l’Università di Catania nella giornata di ieri ha scosso gli animi di tutti coloro che erano legati all’ateneo, dai catanesi, agli insegnanti, agli studenti. Questi sono forse i più colpiti dalla notizia della presunta associazione a delinquere a cui sarebbero legati, in attesa che le indagini vengano portate a conclusione, il Rettore Francesco Basile, il prorettore Giancarlo Magnano San Lio, l’ex rettore Giacomo Pignataro e molti altri docenti appartenenti all’ateneo catanese, tra cui numerosi direttori di dipartimento.

Le indagini sui concorsi truccati, partite da Catania ma presto allargatesi a macchia d’olio su tutta la Penisola, hanno permesso di indagare 66 personalità legate al mondo dell’università e della ricerca, non solo a Catania ma in tutta Italia, scoprendo quello che a detta di molti è un vero e proprio vaso di Pandora. La notizia ha assunto in brevissimo tempo una portata virale, scatenando un’ondata di condivisioni e commenti non solo da parte di chi vive l’università ogni giorno. Non c’è da stupirsi che siano soprattutto gli studenti di Catania a commentare. Indignazione, rabbia, delusione, sfiducia, sono i sentimenti che dominano i social in queste ore. 

“Dall’inizio avevo capito ci fosse qualcosa che non andasse! Dal primo istante in cui mi iscrissi in scienze politiche ho visto situazioni ambigue e studenti avvantaggiati a discapito di altri! Dopo due mesi chiesi il nullaosta! Sono felice che finalmente stia uscendo tutto fuori”, commenta un’ex studentessa sui social a proposito della vicenda dei concorsi truccati. Sono in molti a sostenere che quelle emerse oggi non sono novità, ma fatti che erano quotidianamente sotto gli occhi di tutti.

Tuttavia, a fioccare sono soprattutto i commenti verso chi avrebbe dovuto dare l’esempio con la sua figura. “Da studente non sono ancora riuscito a metabolizzare la notizia. Nella lista ci sono nomi di professori che stimavo moltissimo, sia per la preparazione dimostrata in diversi contesti, sia per il lato umano. Consapevole che ‘indagato’ non equivale a ‘condannato’ resto ugualmente di sasso, incredulo. Senza parole…”, sono le parole di un ragazzo, che ben fotografano la sfiducia di chi, da un giorno all’altro, vede crollare il vertice dell’istituzione universitaria, in cui, nel bene o nel male, bisognerebbe sempre poter fare affidamento. C’è chi si dispiace per aver trovato il nome di  docenti che stimava o con cui in passato aveva sostenuto degli esami, ma anche chi riconosce addirittura il proprio relatore o correlatore tra gli indagati. La delusione serpeggia dilagante tra gli studenti, ed è di certo la più ricorrente tra le centinaia di commenti.

“Ci sono docenti che a lezione facevano delle ramanzine pazzesche e agli esami ti trattavano con i piedi… Adesso capisco perché ho dovuto sostenere bene tre volte un esame con loro… Prima di superarlo definitivamente. Che vergogna sì! Ma che soddisfazione avergli fatto fare una figura di m…”, si legge. “Che esempio danno a noi studenti? L’esempio che per ‘arrivare’ non è necessario lo studio ma piuttosto l’aiutino. Complimenti al rettore per la bella figura e a tutti quei docenti che scendono a compromessi”, commenta un’altra ragazza.

‘L’università nasce su una base cittadina ristretta – scrive un ragazzo che riporta le parole del Rettore registrate e riportate all’interno di un’intercettazione – una specie di élite culturale, perché fino ad adesso sono sempre quelle famiglie’. Con queste parole si uccide un’istituzione, si tradiscono migliaia di studenti di ieri, oggi e domani, non meritate di ricoprire le vostre cariche. Siete l’esatto opposto di ciò che dovreste essere”. 

Insomma, le indagini devono ancora concludersi e di certo vi saranno degli sviluppi riguardanti gli indagati, che dovranno stabilire chi è colpevole e chi no, ma una cosa è certa: anche agli occhi degli stessi studenti, l’immagine dell’Ateneo ne è uscita distrutta e oggi è dura dirsi orgogliosi di appartenere a questa istituzione universitaria. Non c’è che da chiedersi quanto tempo ci vorrà perché le cose cambino definitivamente e in positivo, nella speranza che si avveri anche per l’Università quanto dice il motto di Catania: ‘Melior de cinere surgo’, rinasco dalle ceneri ancora più bella. Nel frattempo, è forse il caso di concludere con un ultimo ricordo, quello di una studentessa che ha concluso gli studi.

“È triste vedere come il degrado e la povertà intellettuale fatta di favoritismi e nepotismo sia radicata all’Università di Catania – comincia –. Molti hanno vissuto in questo ateneo gli anni più belli fatti di studio, amicizia, collaborazione, di esami, di confronti, paure, lacrime… e saranno increduli e delusi come me. Quattro anni fa consegnavo il pdf della mia tesi , e personalmente ho sempre buttato sangue e nessuno mi ha mai regalato niente… ho ottenuto quasi il massimo con le mie forze e non con poca fatica… ma solo ora mi sono chiare le parole di un mio professore dopo il mio esame: «signorina mi creda… se ne vada dall’Italia, vada in Spagna ma non resti qui»… sarò stupida ma solo ora sentendo parlare gli “dei” di come dovevano schiacciare e isolare quelli che meritavano, quelle risorse rubate alla Sicilia e regalate ad altri paesi… solo ora mi rendo conto. Gli dei sono caduti e voglio ancora sperare e credere in mondo meritocratico! Che delusione”.

Domenico La Magna

Giornalista pubblicista, si è laureato in Filologia Moderna all'Università di Catania nel 2020 con una tesi su Calvino e l'editoria. Inizia a collaborare con LiveUnict da ottobre 2017. Appassionato di politica, segue con particolare attenzione i temi riguardanti l’Unione Europea e l’ambiente. Frequenta il Master di 2° Livello in Professione Editoria all'Università Cattolica di Milano.

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Domenico La Magna

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