Gli atti di indagine “permettono di ritenere suffragata la gravità indiziaria in ordine ai reati ascritti a tutti e tre gli indagati”. Lo scrive il Tribunale del riesame di Catania nelle motivazioni con cui, l’11 aprile scorso, ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei tre giovani arrestati per violenza sessuale su una 19enne statunitense, fermati dai carabinieri il 26 marzo scorso. Indagati sono Roberto Mirabella, assistito dagli avvocati Luigi Zinno e Giuseppe Rapisarda, Agatino Valentino Spampinato, difeso dai legali Giovanni Avila e Monica Catalano, e Salvatore Castrogiovanni, rappresentato dalla penalista Maria Luisa Ferrari. I legali stanno preparando ricorso in Cassazione.
Il Tribunale del riesame sottolinea “il grave stato di inferiorità psichica della vittima”, fatto di cui “gli indagati avevano piena consapevolezza”. Dal video del rapporto di due loro con la 19enne, scrivono i giudici, “trovato nei cellulari dei tre” fa “trapelare un atteggiamento complessivo” della giovane che “appare evidentemente non vigile, in balìa degli indagati che, incuranti del suo rifiuto nonostante tutto manifesto, abusano di tal abbassamento di difese da parte della ragazz”». Mentre “è escluso che la loro capacità di giudizio fosse alterata e che, parimenti, i loro livelli di autocontrollo fossero diminuiti”.