Reddito di cittadinanza, già in 100 mila pronti alla rinuncia

Tra i motivi che porterebbero alla rinuncia, l'importo del sussidio inferiore alle aspettative e il timore dei controlli.

Dopo le numerose richieste per percepire il reddito di cittadinanza sembra che molti siano gli italiani che stiano richiedendo informazioni per la rinuncia del sussidio. Il governo, infatti,  sta per redigere un apposito documento per permettere la rinuncia al sussidio realizzato dal governo giallo-verde. Si stima all’incirca che siano tra i 60mila e 130mila nuclei familiari pronti a rinunciare.

I motivi delle rinunce al reddito di cittadinanza

In cantiere da parte dell’Inps un’apposita proceduta per richiedere la rinuncia del sussidio. A determinarla, l’alto numero di cittadini recatisi ai Caf per recidere le domande presentate. Molti, infatti, avrebbero ricevuto un importo inferiore alle aspettative, che determinerebbe la rinuncia ad accettare gli obblighi imposti dal reddito di cittadinanza per il suo mantenimento. Obblighi come la Dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (DID) e la sottoscrizione di un Patto per il lavoro e l’inclusione sociale.

In particolare, si tratta di circa 35 mila beneficiari di importi mensili tra i 40 e i 50 euro, oltre 11 mila tra i 50 e i 75 e quasi 20 mila che ricevono tra i 75 e i 100 euro mensili. Ma a questi dovrebbero sommarsi anche i 40 mila che non arrivano a 200 euro.

Sul versante dei controlli, quattro gli enti che si occuperanno di effettuare verifiche sui percettori del reddito di cittadinanza: i Comuni, l’Inps, l’Ispettorato al lavoro e la Guardia di finanza. A loro spetterà attivarsi per la “fase due”, che prevede l’individuazione dei “furbetti” che hanno ricevuto la card senza essere in possesso degli effettivi requisiti.

La perdita del reddito di cittadinanza e le pene in caso di frode

Sono numerosi i casi previsti dalla legge che prevedono la perdita dei benefici accordati dal reddito di cittadinanza. Tra questi, basterà che uno dei componenti del nucleo familiare:

  • Non effettui la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (DID).
  • Non sottoscriva il Patto per il lavoro o il Patto per l’inclusione sociale.
  • Non partecipi, in assenza di giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione o ad altra iniziativa di politica attiva o di attivazione.
  • Non aderisca ai progetti utili alla collettività, nel caso in cui il comune di residenza li abbia istituiti.
  • Non accetti almeno una di tre offerte di lavoro congrue oppure, in caso di rinnovo, non accetta la prima offerta di lavoro congrua.
  • Non comunichi l’eventuale variazione della condizione occupazionale oppure effettua comunicazioni mendaci producendo un beneficio economico del reddito di cittadinanza maggiore.
  • Non presenti una Dsu aggiornata in caso di variazione del nucleo familiare.
  • Venga trovato, nel corso delle attività ispettive, intento a svolgere attività di lavoro dipendente, ovvero attività di lavoro autonomo o di impresa, senza averlo comunicato.

Oltre ai criteri particolarmente restrittivi che comportano la decadenza del beneficio, i percettori del reddito di cittadinanza non in regola potrebbero incorrere in diversi problemi legali. Ad esempio, è prevista la reclusione da due a sei anni per chiunque presenti dichiarazioni, documenti falsi o attestanti falsità o ometta informazioni dovute. Inoltre, è prevista la reclusione da uno a tre anni nei casi in cui si ometta la comunicazione di variazioni su reddito, patrimonio e altre informazioni dovute relative ai fini di revoca o riduzione del beneficio. Inoltre, è prevista la decadenza dal beneficio con effetto retroattivo e restituzione di quanto irregolarmente percepito.

 Leggi anche: Reddito di cittadinanza: come lo usano gli italiani?

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