Il giorno della laurea non rappresenta soltanto un’occasione per festeggiare con amici e parenti il raggiungimento di un obiettivo. Si tratta soprattutto dell’apertura di un capitolo nuovo e completamente diverso. Cambiamento. In cuor suo ogni studente ne è consapevole, ma talvolta ha bisogno di sentir pronunciare quelle stesse parole a qualcuno che il cambiamento l’ha vissuto in prima persona e continua a vederlo, una sessione di laurea alla volta. Non si stanca di ripeterlo il professor Rosario Faraci, che insegna Economia e Gestione delle Imprese presso l’Università di Catania e ai suoi neo-dottori rivolge un importante pensiero sul cambiamento che li aspetterà lungo la strada.
Cari dottori,
rallegramenti, auguri e buona vita a tutti. Oggi vorrei parlarvi di cambiamento, nella accezione positiva di cambiamento cercato, voluto, desiderato non subìto per cause di forza maggiore. Cambiamento come rinnovamento, innovazione, fare qualcosa di nuovo e di diverso rispetto all’esistente. Non ho altri auspici da rivolgervi se non quello di vivere tutte le stagioni del cambiamento, che non sono necessariamente sequenziali e non coincidono con i tempi biologici della crescita di una persona, ma sono le fasi attraverso cui passa il nostro vivere per scegliere di cambiare, senza essere costretti a cambiare per vivere
La prima stagione del cambiamento è proprio all’Università. È il tempo del cambiamento per noi, funzionale ad una crescita umana, culturale ed educativa. Da giovani, e da universitari in particolare, il cambiamento lo si vive come voglia, desiderio, spirito reazionario, spinta ideale a dare un corso nuovo alla storia, dunque cambiamento anche come sogno. Ve ne accorgerete col passare del tempo; il periodo universitario è uno dei più belli della vita perché è in questa stagione che si sviluppano capacità e competenze che non si pensava minimamente di poter acquisire ed affinare: costanza, determinazione, autodisciplina, forza di volontà e altri atteggiamenti positivi che procedono di pari passo con quella grande voglia di cambiamento che è in ciascuno di noi.
C’è un’altra stagione del cambiamento, di norma vissuta al tempo del lavoro, di un progetto professionale o di perfezionamento negli studi. In questa fase il cambiamento come attitudine o si affievolisce oppure si rinforza ulteriormente come predisposizione mentale e come comportamento attivo. Si comincia nel proprio lavoro e nella gestione dei propri spazi di crescita, con la tensione a voler migliorare le cose e dare un contributo al cambiamento. È il tempo del cambiamento che viene da noi e va verso gli altri. Il tempo delle prime gratificazioni, degli apprezzamenti, dei riconoscimenti, delle pacche sulle spalle, unitamente a qualche sentimento altrui di (sana) invidia che prova ad interferire coi nostri progetti.
Ma il cambiamento lavorativo non è l’unico che ogni ex studente vivrà nel corso della sua vita. Le difficoltà incontrate finora, in qualche modo predispongono all’apertura a nuove sfide e alla comprensione del mondo che ci circonda:
Un’altra stagione di cambiamento è quella che si vive dentro la vita vera e che magari voi state già sperimentando adesso. Il cambiamento diventa sfida personale, obiettivo di competizione con se stessi, voler cambiare per poi contagiare gli altri. È il tempo del cambiamento in noi, un mutamento dall’interno della persona che tempra il carattere e apre le porte a nuove sfide. È il tempo in cui si pensa, ingenuamente o egoisticamente, di poter cambiare anche le persone che ci stanno intorno. Le persone però non si possono cambiare, si possono volere bene di più o di meno, ma non cambiare per come noi vorremmo. Si possono solo aiutarle a leggere con occhi diversi, gli occhi del cambiamento, la realtà che li circonda. Forse, per questo, ci saranno grati.
C’è ancora una stagione del cambiamento che passa per il tempo dei grandi progetti. È quella del cambiamento di tutti noi, la sfida più ambiziosa che una persona può darsi, il cambiamento organizzativo, che coinvolge tutti gli altri che stanno intorno a noi in una organizzazione, in una istituzione, nell’esercizio di funzioni politiche, di attività manageriali, e così via. Siccome sarà una scelta personale è un po’ come se ce la fossimo cercata e dunque abbiamo il dovere di tirare fuori il meglio di noi. Infatti, quando il cambiamento sarà più vicino e possibile, cominceranno a manifestarsi tutti insieme invidie, gelosie, tranelli, trabocchetti, meschinità, volgarità, agguati, talvolta mascherati dai sorrisi altrui, talaltra confusi con un’idea alternativa di cambiamento che cambiamento non è, perché chi la propone in realtà mira ad una difesa ad oltranza dei propri interessi per preservare i propri orticelli. Questa stagione, che prima o poi capita a tutti quelli che amano il cambiamento, è la più difficile, perché non farà dormire la notte, farà venire il tormento che non si è la persona adatta a promuovere il cambiamento, se non addirittura il dubbio che il cambiamento non sia più necessario. Ebbene, in questa fase bisogna far riemergere i valori della stagione del “cambiamento per noi” vissuto ai tempi dell’Università. I tempi in cui la freschezza, la genuinità, l’ingenuità, la spregiudicatezza della voglia di cambiare temprano il carattere del futuro guerriero, della persona determinata, desiderosa di cambiare il corso delle cose. E con quella forza si attraverserà anche la stagione più difficile del cambiamento di tutti noi.
Vi auguro di cuore proprio questo, di passare attraverso tutte le stagioni del cambiamento. Auguri e ad maiora semper!